ARTISTI IN CASA GUIDI : Guidi Gino




Gino è nato artista , in una famiglia di artisti 

poliedrici.








 Il fratello Guido Guidi pittore , il cugino Bruno Guidi pittore , il cognato Galliano Masini indimenticato tenore lirico , una corte di personaggi nella Colline ( vecchio quartiere di Livorno ) del primo novecento, segnata da miseria e poesia o come direbbe il grande Eduardo Scarpetta " Miseria e nobiltà". Gino , ultimo di 5 fratelli , nasce il 12 luglio 1914 a Livorno e muore nella sua città il 13 febbraio 2000 , attraversando così un intero secolo dipinto e coccolato nei suoi quadri .

L’aria di casa Masini, percorsa da fresche note ed illustri personaggi, favorì presto lo sviluppo di una sensibilità emotiva che trovò sfogo immediato nelle prima giovinezza nello studio del pianoforte e del violino, ma la voglia di dipingere già covava nell’anima di Gino mentre guardava i quadri del fratello maggiore Guido. I primi lavori accademici rappresentano soggetti ripresi dal vero , paesaggi della campagna circostante il suo quartiere di origine o nature morte , ma anche ritratti di familiari , disegni ed acquerelli di soggetti vari , che oggi si trovano nelle collezioni dei figli od esposti nelle case del mondo. Non subito però queste opere hanno trovato il loro mercato , per molti anni sono state riposte ed accatastate nello studio del pittore : le prime mostre sono datate fine anni ’60 ( 1967- Galleria d’arte " Il Bottegone " Sesto S.Giovanni ( MI) ) e da allora i primi galleristi e mercanti cominciarono a frequentare lo studio di Gino per acquistare , per pochi soldi per la verità , i suoi quadri . Tanto lavoro , molte soddisfazioni per i consensi ottenuti dai suoi quadri , pochi soldi ed inizia un decennio dove alcune mostre in prestigiose gallerie livornesi ( 1970 – Galleria d’arte " Stefanini " - 1974 Galleria d’arte " Romiti " ), veri templi dei macchiaioli toscani di ieri , consacrano Gino nell’olimpo dell’arte labronica. Come esemplificazione della intensa attività svolta in questi anni ricordiamo : la partecipazione a varie edizioni del Premio Rotonda ( Livorno ) ; varie edizioni delle Mostre Accademia Navale di Livorno ( 1° Premio ,Coppa d’argento e d’oro ) ; mostre collettive alla Galleria d’arte " Il Bottegone " di Sesto San Giovanni ( MI) ; partecipazione al 6° Premio " Piazzetta " a Sesto San Giovanni ( MI) ; mostra collettiva a Villa Casati ( Merate) legato al tema " Merate e la Brianza " ; partecipazione alla collettiva " Primavera 1970 " selezione Roma , Attività Culturali , organizzazione " Artinformazione " ; partecipazione per invito al 1° Premio Brunellesco , Firenze 1970 ; Biennale Europea " Dubrovnik 1970 " premiato con medaglia d’argento ; ecc. Gino , come la stragrande parte dei macchiaioli di ieri e di oggi , non ha avuto maestri, ma semplicemente un imprinting ambientale che, in sinergia con i giusti geni, tramuta umori e sensazioni nei colori sulla tela. Cominciano ad aumentare le richieste di quadri da mercanti di tutta Italia e cominciano ad arrivare anche richieste dagli Stati Uniti , viene suggerita una mostra antologica effettuata nel 1977 presso la Galleria " Boutique del Quadro " di Livorno, quasi a sfatare una istintiva ritrosia a presentare le sue opere in pubblico; il pittore viene inserito nel catalogo " Bolaffi " n.13. Hanno parlato di lui Piero Caprile ( critico d’arte e redattore della RAI-TV ) , Luciano Bonetti ( critico d’arte de " Il Telegrafo " Livorno ) , Loriano Domenici ( critico d’arte di " Paese Sera " ) e tanti altri recensiscono critiche entusiastiche di mostre che di seguito vengono riportate :

-Continuità e coerenza di linguaggio per tradizione pittorica e disegnativa nell’opera di Gino Guidi . in questa sua " Personale" paesaggi, nature morte , fiori , il tutto di rapportata essenzialità toscana. Queste sue campagne aperte determinano un vasto programma , boschi , casolari , tra il verde e la bruma , mormorio di acque , fusione di orizzonti , elementi del suo " centro visivo " , documentati da una tavolozza puntuale e con estremo garbo poetico…
Piero Caprile 
-.. ecco qua il suo biglietto da visita . Paesaggi , nature morte , fiori , composizioni e prove d’artista , disegni e acquerelli di molti anni fa , quando l’autodidatta Gino Guidi se ne stava in un cantino , in silenzio , a provare a se stresso che un giorno sarebbe stato capace di dipingere come gli altri o forse meglio di tanti altri…
Nivalco Provenzale

I suoi quadri sono andati nel tempo ad incrementare raccolte pubbliche e
private di collezioni a Vicenza , Padova ,Firenze ,Montecatini Terme , negli Stati Uniti, in Sud America, in Turchia ecc., ma Gino ha mantenuto fino alla morte un umile profilo di genio artistico che ,dotato di eccezionale sensibilità unita ad una signorile capacità di rapportarsi con tutti , lo hanno reso un personaggio indimenticabile. La semplicità del gesto pittorico e l’amore per il suo ambiente sono sempre emersi come trasfigurazione dei propri sentimenti in rapporto ad effetti scenografici riportati in forma cromatica su tela , dove i sentimenti e gli affetti familiari sono inseriti in antichi contesti naturali ricordati con lucidità a parziale compensazione di parole mai dette. Gino Guidi è stato un macchiaiolo , un macchiaiolo atipico , un macchiaiolo nuovo .


Guidi Mauro Livorno , 8 maggio 2007



 Macchiaioli pittori “ dal vero “

 











Collezione privata Di Martino Alfonso


Guidi Gino , macchiaiolo certamente , pittore “ dal vero “ senz’altro quando l’armonia delle cose da rappresentare
erano in corrispondenza con una armonia interiore che derivava da tante situazioni emotive ed affettive.
Gino era un uomo semplice e ricordo , che io bambino , inconsapevole compagno di viaggio sulla canna della bibicletta , alla ricerca dei soggetti da riprodurre sulla tavoletta di compensato , sentivo dire ad un certo punto della mattina “ questo soggetto lo sento “ . Era il segnale buono per scendere di bicicletta , montare cavalletto e tavolozza ed iniziare a dipingere. La realizzazione del dipinto avveniva in un tempo che era inverasmente proporzionale al “ sento” detto da mio padre . Se il soggetto era “ molto sentito “ in poche decine di minuti si completava l’opera , come una liberazione , con una foga ed un impeto rabbiosi a cui seguiva un momento di pace e rilassamento.

Un tema interessante e dibattuto quello che unisce la “ macchia “ con “ il vero “ , tanto che il 28 febbraio del 2008 si è conclusa a Roma , presso il Chiostro del Bramante una bellissima mostra intitolata “ I Macchiaioli. Il sentimento del vero” curata da Francesca Dini e che speriamo sia al più presto riproposta in altre prestigiose sedi italiane ed estere.






  Guidi Gino e la tecnica del pastello ad olio :


Il pastello è una tecnica di disegno che usa bastoncini di pigmento colorato nel quale sono presenti colla o cera come leganti in quantità minima per assicurare l'adesione del colore al foglio. Il colore risulta quindi purissimo e luminoso; questa caratteristica viene esaltata utilizzando carta più o meno granulosa ed il quadro così realizzato può essere adeguatamente conservato sotto vetroper proteggerlo dall'umidità e dalla polvere
La forma originale e più popolare del pastello si chiama, Pastello Morbido che prende il nome Pastello ad Olio quando ha come agglomerante l'olio. Rispetto ai pastelli morbidi hanno una tonalità scura e una consistenza moltopastosa. Possono essere usati a secco e sfumati tramite gli appositi sfumini di carta o diluiti con la trementina e applicati tramite un pennello.
Il pastello morbido venne inventato dallartista francese Jean Perréal (1455-1530), verso la fine del XVsecolo
Leonardo da Vinci(1452-1519) fu uno dei primi in Italia ad utilizzarlo nei suoi studi e schizzi ma fu solo nel XVIII secolotramite la famosa pittrice veneziana Rosalba Carriera  (1675-1757) che il pastello venne utilizzato per creare vere e proprie  opere d'arti  e raggiunse il suo apice, nella realizzazione dei ritratti  tramite i pittori  Maurice  Quentin de La  Tour (1704-1788) e Jean Baptiste Perroneaun (1715-1783).
Il pastello cadde in disuso, con l'arrivo della rivoluzione francese 
 e  sarà solo l'arrivo degli impressionisti a dargli nuova vita.
L'utilizzo del pastello si adatta molto bene, data la sua morbidezza, velocità di esecuzione e luminosità 
, al nuovo stile  degli iimpressionisti nel catturare i colori brillanti dei paesaggi , delle feste in campagna a cogliere le delicate movenze delle ballerine .
Un esempio illustre con il seguente quadro :

Edgar Degas-La classe de danse-1871
Ma anche alcuni post-macchiaioli come mio padre Gino Guidi hanno utilizzato  con successo questa tecnica :



Devo dire però che in realtà fece pochissimi lavori con questa tecnica su mia espressa sollecitazione , ma lui era  un convinto e appassionato pittore con la tecnica ad olio  alla quale solo talvolta derogava usando colori acrilici per evitare  così l'uso della trementina  che ammorbava l'aria dello studio nel quale restava chiuso per molte ore il giorno. Questo quadro di fiori miracolosamente ritornato in mio possesso è appartenuto a mia suocera Bruna Pellegrini ( 1920-2008). Il quadro le era stato donato da mio padre.
_____________________________________________________________________________________


Il salvataggio del capolavoro di Cafiero Filippelli .

Il tenore Galliano Masini ( mio zio )  è stato anche un grande estimatore di quadri e durante la sua sfolgorante carriera ne ha acquistati molti  nel periodo di maggiore successo.
Commissionò ,tra l'altro, al pittore labronico Cafiero Filippelli  il famoso ritratto in abiti di scena della Cavalleria Rusicana  con la soprano Giuseppina Cobelli: ma non lo ritenne mai somigliante  per cui  non amava vederlo appeso nel salone di Villa Masini a Livorno.


Un giorno decise, durante un pranzo in famiglia , di fare dipingere  su quella stessa tela un altro soggetto  al cognato  pittore Guido Guidi che in quegli anni ( anni '30) era generosamente  sostenuto dal tenore che acquistava tutta la sua produzione  Fortunatamente ( per il capolavoro di Cafiero Fiippelli ) era presente a quel pranzo anche  mio padre , il pittore Guidi Gino , che sentendo  questa  fatidica condanna per il quadro , implorò il cognato di  poterlo sottrarre alla sua vista  appendendolo nella sua dimora.
Così fu . Galliano Masini  continuò nei deceni successivi ad ignorare il capolavoro di Filippelli  finchè  un giorno il figlio Sergio  convinse l'ormai anziano genitore a riportare  in Casa Masini  il quadro " esiliato ".
__________________________________________________________________________________________

Acquerelli ,che passione !

L'acquerello è una tecnica pittorica che prevede l'uso di pigmenti finemente tritati e mescolati con un legante,diluiti in acqua.
Il pittore Guidi Gino ha usato questa tecnica in gioventù , dopo si è dedicato quasi esclusivamente "all'olio ".Prevalentemente questi quadri sono stati eseguii nel decennio '40-'50 , quindi prima e dopo la IIa guerra mondiale , in periodo di grande miseria diffusa e testimoniano ancora oggi  l'ncerto periodo. Il bucato era fatto nelle " conche " usando solo sapone di marsiglia e cenere ed anche la rottura di questo povero recipiente era una grave iattura per la famiglia al punto che l'ingegno popolare aveva messo a punto una tecnica per ripararle utilizzando i ferretti degli ombrelli rotti.
Osservando attentamente il quadro sotto riportate noterete questi ed altri interessanti particolari:






Guidi Gino -1940 " La conca " acquerello su carta cm.23,5x30

Quel decennio passò , la guerra era finita e l'abbondanza stava tornando.
Lo testimonia il fatto che l'ultimo acquerello del periodo e forse l'ultimo dipinto  dal pittore Gino Guidi  ,datato 1950, ha per soggetto uno splendido cappone pronto per essere cucinato!





Gino Guidi -"Cappone "-Acquerello su carta cm.45x30 Anno 1950

Le navi scuola  gemelle : 

Vespucci e Colombo

Il quadro sotto riportato , olio su tela di cm. 120x60 del 1972 è stato realizzato da mio padre dopo che gli chiesi espressamente in dono un suo quadro da appendere in un mio salone appena dipinto con una forte tonalità azzurra.




Guidi Gino -" Le navi scuola " olio su tela cm.120x60 - anno 1972
Conoscevo benissimo , vivendo a Livorno , sede dell’Accademia Navale , la nave scuola Amerigo Vespucci oltre tutto soggetto amata da tutti i pittori livornesi , mio padre compreso.
Ma quando vidi per la prima volta il nuovo quadro realizzato espressamente per me da mio padre , vidi rappresentati due identici velieri e pensai di avere le traveggole .
Mio padre mi parlò così della nave gemella dell’Amerigo Vespucci : la nave scuola Cristoforo Colombo


 Foto delle navi Vespucci e Colombo alla banchina

nave scuola C.Colombo fu costruita nel regio cantiere navale di Castellammare di Stabia , il varo avvenne il 4 aprile 1928
 ed entrò in servizio il 1 luglio 1928. Nel 1931 venne poi affiancata da un'altra nave scuola, molto simile, che ancora oggi è in attività: la Amerigo Vespucci.
La nave scuola svolse la sua attività didattica fino al 1943 effettuando 9 campagne addestrative unitamente alla Vespucci nel Mediterraneo, in Nord-Europa e nell'Atlantico, fino allo scoppio della seconda guerra mondiale.
Nel 1949 in ottemperanza al trattato di pace  firmato a Parigi, dovette essere ceduta all' URSS. Ribattezzata con il nome Dunaj ( Danubio in russo) venne utilizzata come nave scuola ad Odessa nel Mar Nero fino al 1959. Ceduta poi nel 1960 all'Istituto Nautico di Odessa, nel 1961 sarebbe dovuta essere sottoposta ad importanti lavori di manutenzione, che mai furono iniziati, venendo nel frattempo adibita a nave di trasporto per il legno finché nel 1963 bruciò insieme al suo carico nelle acque sovietiche, venendo conseguentemente radiata dall'albo delle navi nello stesso anno. Rimasta abbandonata e semidistrutta per altri otto anni fino al 1971 anno nel quale fu definitivamente demolita.





Il pittore Guidi Gino : per lui 

un ritratto era solo un gesto 

d’amore.


Per questo sono proprio pochi i ritratti fatti da Gino Guidi , con tecniche diverse :dal disegno a matita , al disegno acquerellato  e all’olio su tavola . In ogni ritratto , pochi segni hanno cristallizzato per sempre non una espressione ma la personalità del personaggio , il riassunto dei sentimenti. Chi si rivede nel ritratto ha un sussulto provocato dal riaffiorare dello stato d’animo di quell’epoca ; se l’osservatore conosce o ha conosciuto anche solo un po’ il personaggio ritratto ne ricorda alcuni atteggiamenti tipici .
 



                                                      olio su tavola 30x50 " Iolanda " 







                                   olio su tavola 30x50  " Orestino "                                                                                                                                "
 Ricordo un autoritratto che mio padre si fece allo specchio , era estremamente somigliante a tal punto che però io, bambino , mi intimorivo osservandolo : vedevo perfino muovere gli occhi ! Peccato che ne ho perso le tracce .


disegno a matita su carta  20x20  " i fidanzatini " 

          
disegno su carta acquerellato  21x33  " Mauro "  1956
Mia figlia Silvia gli chiese più volte di farle un ritratto , ma il nonno Gino non accettò mai. Dopo la morte dell’amatissima moglie per lui i gesti d’amore erano diventati troppo difficili.
 ____________________________________________________________________________






Il pittore Angelo Sirio Pellegrini 
( 1908-1997 ) e il pittore Guidi Gino : un giorno si scambiarono  una promessa.

Il pittore Guidi Gino era un isolato , pittoricamente parlando . Eccessivamente riservato o " timido " come si auto definiva non amava confrontarsi con i suoi colleghi , penso soffrisse di una forma di " nichilismo artistico " sviluppatosi fino da quando , giovanissimo , vivendo in famiglia con il fratello maggiore Guido ,già pittore conclamato, non volesse mettersi con lui in competizione.

Questa rinuncia lo ha portato per tutta la vita ad autoescludersi , come se la sua arte potesse in qualche modo " stonare " in una famiglia dove già altri avevano intrapreso quella via e l’ambiente pittorico livornese non lo ha certo aiutato a rimuovere questa ossessione . Ogni volta che esponeva una sua opera era inevitabile il paragone con il più famoso fratello. Paragone che era per lui sempre una pugnalata nell’anima , sia che fosse a lui favorevole o sfavorevole. Perché lui era prima di tutto il più grande estimatore di Guido.

Una delle sue poche frequentazioni artistiche che ricordo, sono state al Circolo Culturale Antonio Amato in via Michon a Livorno dove ebbe modo di conoscere e tessere una amicizia con il pittore Angelo Sirio Pellegrini , anche lui persona riservata .






olio su cartone telato 30x40 A.SirioPellegrini





dedica dell'autore

Pellegrini ( 1908-1997 )esordì ancora giovane nel mondo pittorico con una personale datata 1936 a Bottega d’Arte a Livorno , ma è il 1948 l’anno fatidico con la sua personale adesione al movimento d’avanguardia Eaismo . Lui stesso ,insieme al pittore Voltolino Fontani, al poeta Guido Favati , al poeta-pittore Marcello Landi e al pittore Aldo Neri fondarono questo movimento ispirato dalla fissione dell’atomo ( Era Atomica-ismo)che si proponeva di inserire in ogni singolo dipinto ed in ogni singola poesia la scomposizione della materia ed altresì la contemporanea presenza dell'uomo.

Mio padre mi riferì anche di una sua visita allo studio di Pellegrini dove si intrecciarono discussioni sulla pittura ; certo uno scambio di idee tra sordi , ciascuno di loro aveva giustamente un proprio ideale pittorico che stava stretto all’altro. In sintesi Sirio cercava ispirazione nel futuribile mentre Gino ripensava al vecchio per ridimensionare il nuovo. : comunque sia scoccava la scintilla che dava forma a belle creazioni reciprocamente apprezzate.

La visita si concluse con l’impegno di scambiarsi un quadro.




UN OMAGGIO  ALLA  MANO
Tutti consapevolmente od inconsapevolmente abbiamo un rapporto speciale con le mani perchè sono i fedeli servitori dei nostri voleri. Non ci tradiscono mai ( o quasi ) , talvolta addirittura sono gli strumenti fondamentali per la realizzazione di un capolavoro. Pensate ad un pianista , ad uno scrittore , ad un pittore e capirete come possono amare le loro mani.
Tutto qui il senso del disegno che vado a presentare. mio padre era destro ,avrebbe quindi preferito  "omaggiare "la sua mano destra, ma ovviamente era impossibile tenerla ferma " in posa ". 



Guidi Gino-La mia mano sinistra-disegno a matita su carta cm.21,5x19 -anno 1948

Quel giorno che mio padre Guidi Gino conobbe il pittore Giovanni Bartolena



Giovanni Bartolena Marina a Castiglioncello (1925-1930) olio su tavola, cm 26x37,8

L’incontro avvenne per merito di Jolanda Terramocci , la fidanzata , futura moglie che abitava in via Marradi ( angolo via Cambini ) al 2° piano di un edificio centrato da una bomba e raso al suolo durante un bombardamento del ’43. Fortunatamente quel giorno in casa c’era solo il cane Pallino ! Dalla finestra di questo appartamento vedeva un ‘ bugigattolo’ ( piccolo locale sottotetto con finestrina ) dal quale spesso scorgeva un braccio che lanciava sui tetti del liquido per svuotare un piccolo recipiente. Il gesto incuriosì Jolanda che lo riferì a Gino , il quale provenendo da una famiglia di pittori , intuì rapidamente che lì doveva abitarci un pittore che semplicemente svuotava il recipiente con la trementina. La curiosità spinse Gino e Jolanda a capire chi fosse il vicino artista e ben presto fu individuato : era Giovanni Bartolena già anziano e malandato . La vicenda che sto narrando si svolse nel 1936 , quindi Giovanni Bartolena ( nato a Livorno nel 1866 ) aveva 70 anni e la sua salute era già molto malferma tanto che pochi anni dopo , nel 1942 , morì praticamente da solo e nel completo anonimato presso l’ospedale civile. Mio padre Gino Guidi aveva individuato lo studio di Giovanni Bartolena ed un giorno , pur sapendo della ritrosia dell’artista ad incontrare persone ,si fece coraggio e bussò al suo studio. Venne ad aprire un vecchio macilento con un grande cappello in testa , toscano spento in bocca e calosce ai piedi ( era estate !!). Una confusione tremenda , un’aria irrespirabile in quel sottotetto saturo di odori di colori ed acquaragia , un grande cavalletto con un’opera in allestimento , tante altre tavole dipinte accatastate casualmente ai muri perimetrali , una brandina , un lavabo ed un braciere. Non conosco il contenuto del colloquio , per certo fatto di poche parole e tanti gesti culminati con l’acquisto da parte di mio padre di due quadri ( un paesaggio toscano con un carro trainato da due buoi bianchi ed una natura morta con datteri  che molti anni dopo furono sacrificati in mio nome per l’acquisto della mia 
prima cinquecento ! ( auto Fiat 500



 
Natura morta 1927 olio su tavola cm.39x41 


Cenni biografici di Giovanni Bartolena

Nato a Livorno (1866-1942), Giovanni Bartolena ebbe da giovanissimo come maestro lo zio Cesare, autore di quadri di battaglie e ritratti. Nel 1886 si trasferì a Firenze, con l'intento di proseguire la sua formazione alla Scuola Libera del Nudo, sotto la guida di Giovanni Fattori, ma il proposito ebbe breve durata .Esordì al pubblico solo nel 1892, alla Promotrice di Torino; nello stesso periodo strinse amicizia con Signorini, Lega ed altri frequentatori del Caffè 
Michelangelo di Firenze

 

Michele Gordigiani 1858 Ritratto di Cesare Bartolena olio su tela cm.83,5x64 

Negli anni successivi cercò di dipingere con maggiore impegno ed assiduità per trovare il necessario sostentamento e nel 1898 si trasferì a Marsiglia ma, dopo sei mesi decise di tornare in Italia. Si stabilì prima a Lucca, poi a Firenze, dove rimase fino allo scoppio della prima guerra mondiale. Nel 1915 andò in Versilia, a Fossa dell'Abate, ospite dell'amico Plinio Nomellini; nel 1917 Paolo Fabbrini, direttore del Corriere di Livorno, diventò suo mecenate consentendogli, per circa tre anni, condizioni di vita migliori. 
Giavanni Bartolena 1925/30 - 

Autoritratto olio su tavola cm. 50x43 Nel 1919 ritornò a Livorno , continuando a lavorare con poca fortuna economica ma nel 1925 avvenne un nuovo incontro , con il mercante di tessuti livornese Luciano Cassuto, che divenne suo mecenate. Fu lo stesso Cassuto ad organizzare la prima personale dell'artista, allestita alla Galleria L'Esame di Milano tra dicembre 1926 e gennaio 1927 e accolta favorevolmente dalla critica, in particolare da Carlo Carrà, che ne scrisse la recensione sulle colonne de L'Ambrosiano. Nel medesimo anno Bartolena espose anche a Bottega d'Arte a Livorno e al Circolo di Cultura di Bologna. Nel 1929, però si separò da Cassuto, pur continuando ad esporre: nel 1930 alla Biennale di Venezia, l'anno successivo alla Quadriennale romana. I pochi anni che gli restano da vivere sono avari di grandi soddisfazioni anche se comincia a vendere qualche quadro ed il suo nome comincia ad acquistare una certa notorietà . Morirà in grande solitudine all’ospedale civile di Livorno.



Foto Ciriello pubblicata su " Il Tirreno " del 7 ottobre 2002




Il pittore Guidi Gino è il primo a destra , il pittore Lepori è al
centro, a sinistra il pittore Lenzi.
                                                      












Nessun commento: