sabato 31 ottobre 2015

Un trittico di Antonello da Messina finalmente si ricompone agli Uffizi

 Tutto cominciò con un testamento, quello  di Ugo Bardini, figlio  del famoso antiquario Stefano Bardini, che nominò erede universale lo Stato italiano affinché venissero acquistate una o due opere d’arte da destinare agli Uffizi o al Bargello, di valore pari a quello dell’eredità.
Così nel 1996 lo Stato comprò la Madonna col Bambino e il San Giovanni Evangelista, opere di Antonello da Messina, tavole che  oggi sono esposte al Museo Nazionale del Bargello...
L’opera di Antonello da Messina era tuttavia ‘mutila’, poiché le due tavole giunte agli Uffizi altro non erano se non le parti d’un trittico (forse addirittura un polittico) che includeva anche il San Benedetto di proprietà della Regione Lombardia e esposto nelle Civiche Raccolte d’Arte  presso la Pinacoteca del Castello Sforzesco di Milano.



Grazie all’accordo firmato lo scorso 23 ottobre tra il MiBACT, la Regione Lombardia e il Comune di Milano adesso il trittico di Antonello da Messina si ricompone e, da martedì 3 novembre 2015, sarà visibile nella Sala 22, al secondo piano della Galleria, dove rimarrà per 15 anni.
 In cambio un’opera degli Uffizi, la Madonna col Bambino e un angelo del pittore bresciano Vincenzo Foppa, sarà esposta per lo stesso tempo nella Pinacoteca del Castello Sforzesco.

venerdì 30 ottobre 2015

La policromia nelle sculture antiche: se ne parla per tre giorni agli Uffizi


Nei locali di San Pier Scheraggio (accesso dal piazzale degli Uffizi), dal 4 al 6 novembre si terrà la VII Tavola Rotonda Internazionale sulla policromia sulla scultura e l’architettura antica.





 Nata a seguito della mostra “I colori del Bianco” (Monaco-Copenhagen-Città del Vaticano nel 2003-2004),l’iniziativa si tiene annualmente a rotazione nei principali musei europei (finora è stato ospitata, fra gli altri, dalla Ny Carlsberg di Copenhagen, dal British Museum, dalla Liebighaus di Francoforte, dal Museo dell’Acropoli di Atene

Una lacrimuccia : è finita l'EXPO 2015 italiana




Dopo 184 giorni oggi 31 ottobre 2015 chiude definitivamente i battenti con un epilogo sobrio ed austero alla presenza del Capo dello Stato Mattarella e molte altre autorità italiane e straniere.

All' Open Air Theatre la cerimonia conclusiva prevede due importanti passaggi di testimone: la bandiera del BIE sarà consegnata prima ad Astana, la città kazaka sede dell'Expo Internazionale del 2017 e poi a Dubai, sede della prossima Esposizione Universale nel 2020. Quindi sei cori per un totale di 1000 persone , per ricordare i Mille di Garibaldi che unirono l'Italia, si esibiranno alcuni celebri brani. Merita ricordarli per sempre : S. Ilario di Rovereto, Brianza di Missaglia, Rifugio Città di Seregno, Coro Femminile Incanto di Corsico, Coro dei Piccoli Cantori di Milano e I ragazzi della Scuola Rinnovata.





Addio Expo2015

Due opere di Alighiero Boetti esposte in Palazzo Vecchio

Dopo la grande mostre di Antony Gormley al Forte di Belvedere e l’esposizione di Jeff Koons in Palazzo Vecchio e Piazza Signoria, la città si prepara a celebrare l’opera di Alighiero Boetti, tra i maggiori artisti del XX secolo.





In occasione del Summit Mondiale dei Sindaci, che si svolgerà in Palazzo Vecchio ai primi di novembre, saranno esposte due grandi Mappe (280x580 cm circa) in Salone dei Cinquecento. È la prima volta, almeno in Italia, che due Mappe di queste dimensioni vengono ad essere confrontate nello stesso luogo. Le due opere di Boetti sono state ricamate su cotone da donne afghane negli anni ottanta-novanta e riproducono il passaggio epocale della trasformazione dei confini sovietici con la Perestrojka, quando dalle ceneri dell’Unione Sovietica sorse la Russia nell’agosto del 1991.

Si tratta ancora una volta del confronto tra l’arte del passato e quella attuale. Basti dire che le Mappe di Boetti dialogheranno in Palazzo Vecchio con la serie di Arazzi medicei disegnati da Bronzino e Pontormo, ora esposti nel Salone dei Duecento, e con le mappe cinquecentesche del Danti e del Bonsignori conservate nella Sala delle Carte Geografiche o del Mappamondo. Le due opere di Boetti saranno visibili fino al 22 novembre.

Ai primi di novembre, in Palazzo Vecchio verranno ospitati sindaci e delegazioni provenienti da tutte le
parti del pianeta: Europa, Africa, Medio-Oriente, America del Nord e del Sud, Asia.
Vogliamo contribuire al dialogo tra i popoli nella speranza di una pace perpetua, per la fraternità e la giustizia sociale. 

giovedì 29 ottobre 2015

Michelangelo Antonioni pittore in mostra a Roma


La voglia di "suonare a quattro mani " il pentagramma delle emozioni



Michelangelo Antonioni (Ferrara, 29 settembre 1912 – Roma, 30 luglio 2007) è stato un regista, sceneggiatore, scrittore e pittore italiano.
Fino dall'esordio nel 1950 con" Cronaca di un amore", pellicola che "segna la fine del neorealismo e la nascita di una nuova stagione del cinema italiano", Antonioni ha realizzato alcune delle pagine più intense del cinema degli anni sessanta e settanta.
In particolare, tra il 1960 e il 1962, grazie alla sua celebre "trilogia dell'incomunicabilità", composta dai tre film in bianco e nero," L'avventura"," La notte" e" L'eclisse" (con protagonista la giovane Monica Vitti, al tempo compagna di Antonioni anche nella vita), considerati a buon diritto le prime opere cinematografiche che affrontano i moderni temi dell'incomunicabilità, dell'alienazione e del disagio esistenziale.
Con i successivi" Il deserto rosso" (1964, Leone d'oro al miglior film al Festival di Venezia) e "Blow-Up"(1966, Palma d'oro al Festival di Cannes del 1967) si consacra definitivamente all'attenzione internazionale vincendo i più prestigiosi Festival cinematografici. Negli anni settanta prosegue la sua ricerca sulla "crisi della modernità", con opere discusse ed innovative quali" Zabriskie Point" del 1970 e" Professione: reporter "del 1975.

Michelangelo Antonioni è anche pittore, del resto è naturale pensare che chi sente ed ha tante cose da dire , possa avere bisogno di più mezzi artistici per estrinsecarle. Vi sono molti esempi , basta pensare al premio nobel Dario Fo ,ma tornando al grande regista  sue opere,realizzate negli ultimi anni di vita , saranno in mostra a Roma dal 30/10 al 29/2 alla Galleria 28 di Piazza di Pietra.

I suoi quadri colpiscono per l'esplosione cromatica che contengono , quasi come contrappunto al grigiore esistenziale contenuto nei temi del disagio e dell'incomunicabilità così spesso magistralmente proposti nei suoi films.

Michelangelo Antonioni pittore in mostra a Roma


La voglia di "suonare a quattro mani " il pentagramma delle emozioni



Michelangelo Antonioni (Ferrara, 29 settembre 1912 – Roma, 30 luglio 2007) è stato un regista, sceneggiatore, scrittore e pittore italiano.
Fino dall'esordio nel 1950 con" Cronaca di un amore", pellicola che "segna la fine del neorealismo e la nascita di una nuova stagione del cinema italiano", Antonioni ha realizzato alcune delle pagine più intense del cinema degli anni sessanta e settanta.
In particolare, tra il 1960 e il 1962, grazie alla sua celebre "trilogia dell'incomunicabilità", composta dai tre film in bianco e nero," L'avventura"," La notte" e" L'eclisse" (con protagonista la giovane Monica Vitti, al tempo compagna di Antonioni anche nella vita), considerati a buon diritto le prime opere cinematografiche che affrontano i moderni temi dell'incomunicabilità, dell'alienazione e del disagio esistenziale.
Con i successivi" Il deserto rosso" (1964, Leone d'oro al miglior film al Festival di Venezia) e "Blow-Up"(1966, Palma d'oro al Festival di Cannes del 1967) si consacra definitivamente all'attenzione internazionale vincendo i più prestigiosi Festival cinematografici. Negli anni settanta prosegue la sua ricerca sulla "crisi della modernità", con opere discusse ed innovative quali" Zabriskie Point" del 1970 e" Professione: reporter "del 1975.

Michelangelo Antonioni è anche pittore, del resto è naturale pensare che chi sente ed ha tante cose da dire , possa avere bisogno di più mezzi artistici per estrinsecarle. Vi sono molti esempi , basta pensare al premio nobel Dario Fo ,ma tornando al grande regista  sue opere,realizzate negli ultimi anni di vita , saranno in mostra a Roma dal 30/10 al 29/2 alla Galleria 28 di Piazza di Pietra.

I suoi quadri colpiscono per l'esplosione cromatica che contengono , quasi come contrappunto al grigiore esistenziale contenuto nei temi del disagio e dell'incomunicabilità così spesso magistralmente proposti nei suoi films.

martedì 27 ottobre 2015

A caccia di mondi con oceani d'acqua per trovare la vita


 questo è uno degli obbiettivi della missione JUICE  dell'ESA verso Giove



La missione JUICE ( Jupiter Icy Moon Explorer ) partirà nel 2022 e  arriverà a destinazione nel 2030 per una missione di circa tre anni e mezzo.JUICE orbiterà intorno a Giove per studiare la sua atmosfera, la magnetosfera e attorno a tre dei suoi quattro satelliti: Ganimede, Europa e Callisto. La quarta luna, Io, sarà evitata a causa della sua vicinanza con Giove, da cui provengono potenti radiazioni. Per arrivare al sistema gioviano JUICE utilizzerà quattro volte l'assistenza gravitazionale della Terra e di Venere.

La sonda ha una massa di circa 5 tonnellate e utilizza pannelli solari per produrre energia. La strumentazione scientifica, tra cui radar, magnetometro, spettrometri e macchine fotografiche, peserà 100 chilogrammi. JUICE è la missione scientifica più ambiziosa del programma spaziale scientifico dell'ESA Cosmic Vision per il decennio 2015-2025. Il progetto era stato proposto con il nome di Jupiter Ganymede Orbiter (JGO), ma è stato modificato e rinominato dopo l'abbandono nel 2010 di una missione congiunta tra ESA e NASA, la Europa Jupiter System Mission. Selezionata dal comitato del programma scientifico dell'ESA nel maggio 2012, è la prima missione europea diretta ai pianeti esterni del sistema solare.

La realizzazione della missione è stata affidata alla francese Airbus Defence & Space, la sonda sarà assemblata a Tolosa, in Francia, ma molti altri Stati membri dell'ESA saranno  coinvolti nella prima missione europea verso il più grande pianeta del sistema solare.L'obiettivo di JUICE è fornire la fotografia più completa e accurata di Giove e, in particolare, delle sue lune, che si pensa ospitino immensi oceani d'acqua sotto la superficie ghiacciata. Olivier Witasse (francese), responsabile scientifico della missione: "Se troviamo degli oceani all'interno delle lune di Giove potremo studiare se vi sono ambienti abitabili, che potrebbero ospitare la vita"


lunedì 26 ottobre 2015

Il cancro:una malattia con tanti responsabili

fra questi individuate anche le carni lavorate




L' International Agency for Research on Cancer o Centre international de Recherche sur le Cancer, l'organismo internazionale con sede a Lione in Francia, ha, tra i vari compiti svolti, quello di definire  le linee guida sulla classificazione del rischio relativo ai tumori di agenti chimici e fisici. L'agenzia intergovernativa IARC è parte dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) delle Nazioni Unite.

Categoria 1  : cancerogeno per l'uomo.
Group 1: L'agente è cancerogeno per l'uomo. Questa categoria viene utilizzata quando vi sono prove sufficienti di cancerogenicità nell'uomo. Eccezionalmente, un agente può essere collocato in questa categoria quando l'evidenza di cancerogenicità negli esseri umani è meno che sufficiente, ma ci sono prove sufficienti di cancerogenicità negli animali da esperimento e forte evidenza negli esseri umani esposti che l'agente agisce attraverso un meccanismo rilevante di cancerogenicità.

Categoria 2 : cancerogeno probabile o possibile per l'uomo.
Questa categoria comprende agenti per cui  il grado di evidenza di cancerogenicità nell'uomo è quasi sufficiente, così come quelli per cui,  non ci sono dati sull'uomo, ma per i quali c'è evidenza di cancerogenicità in esperimenta animali. Gli agenti sono assegnati a Gruppo 2A (probabilmente cancerogeno per l'uomo) o di gruppo 2B (possibile cancerogeno per l'uomo) sulla base di evidenze epidemiologiche e sperimentali di cancerogenicità e dati rilevanti meccanicistici . I termini probabilmente cancerogeni e possibilmente cancerogeni non hanno rilevanza quantitativa e sono usati semplicemente come descrittori dei diversi livelli di evidenza di cancerogenicità umana." Probabilmente cancerogeno" significa un più alto livello di evidenza che " possibilmente cancerogeni".
Group 2. Categoria 2A : cancerogena probabile per l'uomo.
L'agente è probabilmente cancerogeno per l'uomo. Questa categoria viene utilizzata quando non vi è una limitata evidenza di cancerogenicità nell'uomo e prove sufficienti di cancerogenicità negli animali da esperimento. In alcuni casi, un agente può essere classificata in questa categoria quando vi è evidenza inadeguata di cancerogenicità nell'uomo e prove sufficienti di cancerogenicità negli animali da esperimento e una forte evidenza che la carcinogenesi è mediata da un meccanismo che opera anche negli esseri umani. Eccezionalmente, un agente può essere classificato in questa categoria unicamente sulla base della limitata evidenza di cancerogenicità per l'uomo. Un agente può essere assegnato a questa categoria se appartiene chiaramente, sulla base di considerazioni meccanicistiche, ad una classe di agenti per i quali uno o più membri sono stati classificati nel gruppo 1 e gruppo 2A.
Group 2ACategoria 2B : cancerogena possibile per l'uomo.
L'agente è probabilmente cancerogeno per l'uomo. Questa categoria viene utilizzata per gli agenti per i quali esiste una limitata evidenza di cancerogenicità nell'uomo e meno prove sufficienti di cancerogenicità negli animali da esperimento. Esso può essere utilizzato anche quando vi è evidenza inadeguata di cancerogenicità nell'uomo ma ci sono prove sufficienti di cancerogenicità negli animali da esperimento. In alcuni casi, un agente per il quale esiste evidenza inadeguata di cancerogenicità nell'uomo e meno prove sufficienti di cancerogenicità negli animali da esperimento nonché di altri elementi dai dati pertinenti meccanicistici può essere messo in questo gruppo. Un agente può essere classificata in questa categoria unicamente sulla base di una forte evidenza dai dati pertinenti meccanicistici e altri.
Group 2B: Categoria 3  : classificazione impossibile riguardo all'azione cancerogena per l'uomo.
L'agente non è classificabile riguardo alla sua cancerogenicità per categoria umana.Questa categoria è  usata più comunemente per gli agenti per i quali l'evidenza di cancerogenicità è inadeguata per l'uomo e inadeguata o limitata in animali da esperimento. Eccezionalmente, gli agenti per i quali l'evidenza di cancerogenicità è inadeguata per l'uomo ma sufficiente negli animali da laboratorio possono essere messi in questa categoria quando vi è una forte evidenza che il meccanismo di cancerogenicità negli animali da esperimento non funziona negli esseri umani. Gli agenti che non rientrano in nessun altro gruppo sono anche inseriti in questa categoria. Una valutazione in gruppo 3 non è una determinazione di non cancerogenicità o la sicurezza complessiva. E 'spesso significa che sono necessarie ulteriori ricerche, soprattutto quando le esposizioni sono molto diffuse o i dati sul cancro sono coerenti con interpretazioni divergenti.

Group 3Categoria 4  : probabilmente non cancerogena per l'uomo.

Group 4 L'agente non è probabilmente cancerogeno per l'uomo. 
Questa categoria viene utilizzata per gli agenti per i quali vi sono prove che suggeriscono la mancanza di cancerogenicità nell'uomo e negli animali da esperimento. In alcuni casi, gli agenti per i quali esiste evidenza inadeguata di cancerogenicità nell'uomo, ma prova che suggerisce la mancanza di cancerogenicità negli animali da esperimento, in modo coerente e fortemente sostenuta da un'ampia gamma di dati relativi meccanicistici e altri, può essere classificata in questo gruppo.

Ecco un elenco di alcuni dei «carcinogeni certi per la salute umana» contenuti nel gruppo 1, che comprende al momento 118 agenti tra i quali benzene, amianto, inquinamento atmosferico,fumo attivo e passivo del tabacco, radiazioni ultraviolette, virus epatite B e C, papilloma virus, bedvande alcoliche , clorro di vinile , ecc. A questo elenco  l'International Agency for Research on Cancer (IARC) dell'Oms ha aggiunto ultimamente  le carni lavorate come i wurstel dopo che un gruppo di studiosi appositamente incaricati  hanno attentamente valutato i risultati  di molti studi di settore  nei quali è evidenziato il loro rapporto con l'insorgenza  del tumore colonrettale.
Per tutte le voci incluse nella lista è stata stabilita una “concentrazione-soglia”, diversa per ciascun cancerogeno e relativa alla quantità massima che l’organismo può sopportare senza subire danni Ma è difficile calcolare gli effetti negativi che l’organismo può subire se viene a contatto con diverse sostanze contemporaneamente, sia pure tutte entro la concentrazione massima considerata accettabile.

domenica 25 ottobre 2015

L'attività internazionale del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi

Da New York a Roma, a Oxford:ecco tutte le attività “esterne”del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi


                                                       Tiziano , ritratto di giovane donna


Il Gabinetto dei disegni e delle stampe (GDSU) è un dipartimento degli Uffizi a Firenze, dedicato alle arti grafiche composto di circa 150.000 opere, datate dalla fine del Trecento al XX secolo secolo- La raccolta venne iniziata già ai tempi di Lorenzo il Magnifico e proseguita dai suoi successori, ma fu solo intorno alla metà del XVII secolo col cardinale Leopoldo de' Medici che raggiunse una certa sistematicità, affidando la catalogazione dei circa dodicimila fogli a Filippo Baldinucci. Fu trasferita agli Uffizi nel 1687 e dal XVIII secolo alcuni esemplari vennero appesi alle pareti, alla stregua dei dipinti.I disegni del Gabinetto documentano molte scuole artistiche, ma la parte più consistente è ovviamente legata alla scuola toscana, con vertici indiscutibili sulla produzione dei secoli XVI e XVII. Il solo Cinquecento è rappresentato da ben diecimila fogli. Tra i grandi nomi rappresentati nelle raccolte figurano i geni del Rinascimento, Leonardo da Vinci, Michelangelo e Raffaello, oppure i pilastri del manierismo, come Pontormo, Andrea del Sarto e Bronzino. Tra i non fiorentini Andrea Mantegna, Giovanni Bellini, Tiziano, Dürer, Parmigianino, Rembrandt, van Dyck, Annibale Carracci, Gian Lorenzo Bernini e altri.  Tutto ciò a testimonianza  di ciò che disse il Vasari che definì il disegno come il "padre" delle arti, nonché prerogativa della scuola fiorentina.
Le attività scientifiche del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi non si limitano a quelle comprese all’interno del complesso vasariano dove ha sede, bensì spesso si svolgono anche in sedi esterne, presso prestigiosi musei e istituzioni.


Proveniente dal J. Paul Getty Museum di Los Angeles, per quasi tre mesi ancora alla Frick Collection di New York si può visitare la mostra “Andrea del Sarto: The Renaissance Workshop” che si avvale anche di opere provenienti dal GDSU. Intanto ai Musei Capitolini di Roma è in svolgimento la mostra “Raffaello, Parmigianino, Barocci.Metafore dello sguardo”, curata dalla stessa Marzia Faietti, nella quale è possibile ammirare una nutrita selezione di opere provenienti da diversi musei, tra cui oltre una quarantina dal GDSU.Infine in Inghilterra, all’Ashmolean Museum di Oxford, dallo scorso 14 ottobre è in svolgimento “Titian to Canaletto: Drawing in Venice”, la mostra di cui Marzia Faietti e Giorgio Marini sono co-curatori e che propone un centinaio di disegni, quasi la metà dei quali arrivano proprio dal Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi; da sottolineare che dal luglio del 2016 l’esposizione sarà visibile a Firenze.




L'attività internazionale del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi

Da New York a Roma, a Oxford:ecco tutte le attività “esterne”del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi


                                                       Tiziano , ritratto di giovane donna


Il Gabinetto dei disegni e delle stampe (GDSU) è un dipartimento degli Uffizi a Firenze, dedicato alle arti grafiche composto di circa 150.000 opere, datate dalla fine del Trecento al XX secolo secolo- La raccolta venne iniziata già ai tempi di Lorenzo il Magnifico e proseguita dai suoi successori, ma fu solo intorno alla metà del XVII secolo col cardinale Leopoldo de' Medici che raggiunse una certa sistematicità, affidando la catalogazione dei circa dodicimila fogli a Filippo Baldinucci. Fu trasferita agli Uffizi nel 1687 e dal XVIII secolo alcuni esemplari vennero appesi alle pareti, alla stregua dei dipinti.I disegni del Gabinetto documentano molte scuole artistiche, ma la parte più consistente è ovviamente legata alla scuola toscana, con vertici indiscutibili sulla produzione dei secoli XVI e XVII. Il solo Cinquecento è rappresentato da ben diecimila fogli. Tra i grandi nomi rappresentati nelle raccolte figurano i geni del Rinascimento, Leonardo da Vinci, Michelangelo e Raffaello, oppure i pilastri del manierismo, come Pontormo, Andrea del Sarto e Bronzino. Tra i non fiorentini Andrea Mantegna, Giovanni Bellini, Tiziano, Dürer, Parmigianino, Rembrandt, van Dyck, Annibale Carracci, Gian Lorenzo Bernini e altri.  Tutto ciò a testimonianza  di ciò che disse il Vasari che definì il disegno come il "padre" delle arti, nonché prerogativa della scuola fiorentina.
Le attività scientifiche del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi non si limitano a quelle comprese all’interno del complesso vasariano dove ha sede, bensì spesso si svolgono anche in sedi esterne, presso prestigiosi musei e istituzioni.


Proveniente dal J. Paul Getty Museum di Los Angeles, per quasi tre mesi ancora alla Frick Collection di New York si può visitare la mostra “Andrea del Sarto: The Renaissance Workshop” che si avvale anche di opere provenienti dal GDSU. Intanto ai Musei Capitolini di Roma è in svolgimento la mostra “Raffaello, Parmigianino, Barocci.Metafore dello sguardo”, curata dalla stessa Marzia Faietti, nella quale è possibile ammirare una nutrita selezione di opere provenienti da diversi musei, tra cui oltre una quarantina dal GDSU.Infine in Inghilterra, all’Ashmolean Museum di Oxford, dallo scorso 14 ottobre è in svolgimento “Titian to Canaletto: Drawing in Venice”, la mostra di cui Marzia Faietti e Giorgio Marini sono co-curatori e che propone un centinaio di disegni, quasi la metà dei quali arrivano proprio dal Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi; da sottolineare che dal luglio del 2016 l’esposizione sarà visibile a Firenze.




giovedì 22 ottobre 2015

Il rigore e la grazia. La Compagnia di San Benedetto Bianco nel Seicento fiorentino

Cappella Palatina, Museo degli Argenti, Palazzo Pitti, Firenze - Dal 22 ottobre 2015 al 17 maggio 2016


Il tesoro esposto in mostra proviene quasi interamente dal patrimonio della compagnia di San Benedetto Bianco,fondata nel 1357,che è stata una fra le più importanti e prestigiose aggregazioni laicali fiorentine. Uno degli ultimi atti della Compagnia fu la cessione alla Curia arcivescovile di Firenze di tutto il patrimonio artistico che aveva accumulato nel corso dei secoli, tramite commissioni dirette o attraverso donazioni dei confratelli: la maggior parte delle opere d’arte fu depositata durante la Seconda Guerra Mondiale nel Seminario arcivescovile di Cestello e lì, ancora, si trova tutt’oggi.
Un tesoro 'segreto' ritrovato.  Un nucleo di opere poco conosciute, dipinte da grandi artisti del Seicento fiorentino e accuratamente restaurate, sono restituite alla fruizione del pubblico e esposte in mostra  fino a maggio prossimo negli ambienti annessi alla Cappella Palatina di Palazzo Pitti.
                                           Agostino Melissi- Flagellazione di Cristo alla colonna - 1653

La donazione più importante ricevuta dalla Compagnia è la serie di otto tele a soggetto biblico che il confratello Gabriello Zuti si era fatto dipingere per la propria abitazione nella seconda metà degli anni Quaranta del XVII secolo, e che lasciò a San Benedetto Bianco alla propria morte nel 1680. Si tratta di un ciclo unico, con capolavori di alcuni fra i maggiori artisti del Seicento fiorentino, i cui soggetti tratti dal Vecchio Testamento , scelti con l’aiuto di qualche dotto confratello, alludevano ad eventi precisi della vita familiare dello Zuti, segnata indelebilmente dalla tragedia della peste del 1630. Ricordiamo Giacobbe ed Esaù, di Lorenzo Lippi, Giaele e Sisara di Ottavio Vannini, Ritrovamento di Mosè di Jacopo Vignali, Geroboamo e il profeta Achia di Vincenzo Dandini, Ripudio di Aga di Giovanni Martinelli, Guarigione di Tobia di Mario Balassi, Susanna e i vecchioni di Agostino Melissi,  Lot e le figlie di Simone Pignoni.
Una menzione particolare meritano le due tavole di Cristofano Allori (che l’odierno restauro ha meritoriamente riportato alla vita, arrestando i danni subiti nell’alluvione del 1966), raffiguranti San Benedetto e San Giuliano: esse erano in origine unite a formare la grande pala che schermava le reliquie collocate nell’enorme altare-reliquario della Compagnia e che, grazie ad un meccanismo di corte, poteva essere scenograficamente alzata per la loro ostensione.

                                            Vincenzo Dandini - Cristo caduto sotto la Croce - 1646


La mostra, come il catalogo edito da Sillabe, è a cura di Alessandro Grassi, Michel Scipioni, Giovanni Serafini, ed è promossa dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo con il Segretariato regionale del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del turismo della Toscana, la Ex Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze, la Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per le Province di Firenze, Pistoia e Prato, il Museo degli Argenti di Palazzo Pitti, e Firenze Musei.



Il rigore e la grazia. La Compagnia di San Benedetto Bianco nel Seicento fiorentino

Cappella Palatina, Museo degli Argenti, Palazzo Pitti, Firenze - Dal 22 ottobre 2015 al 17 maggio 2016


Il tesoro esposto in mostra proviene quasi interamente dal patrimonio della compagnia di San Benedetto Bianco,fondata nel 1357,che è stata una fra le più importanti e prestigiose aggregazioni laicali fiorentine. Uno degli ultimi atti della Compagnia fu la cessione alla Curia arcivescovile di Firenze di tutto il patrimonio artistico che aveva accumulato nel corso dei secoli, tramite commissioni dirette o attraverso donazioni dei confratelli: la maggior parte delle opere d’arte fu depositata durante la Seconda Guerra Mondiale nel Seminario arcivescovile di Cestello e lì, ancora, si trova tutt’oggi.
Un tesoro 'segreto' ritrovato.  Un nucleo di opere poco conosciute, dipinte da grandi artisti del Seicento fiorentino e accuratamente restaurate, sono restituite alla fruizione del pubblico e esposte in mostra  fino a maggio prossimo negli ambienti annessi alla Cappella Palatina di Palazzo Pitti.
                                           Agostino Melissi- Flagellazione di Cristo alla colonna - 1653

La donazione più importante ricevuta dalla Compagnia è la serie di otto tele a soggetto biblico che il confratello Gabriello Zuti si era fatto dipingere per la propria abitazione nella seconda metà degli anni Quaranta del XVII secolo, e che lasciò a San Benedetto Bianco alla propria morte nel 1680. Si tratta di un ciclo unico, con capolavori di alcuni fra i maggiori artisti del Seicento fiorentino, i cui soggetti tratti dal Vecchio Testamento , scelti con l’aiuto di qualche dotto confratello, alludevano ad eventi precisi della vita familiare dello Zuti, segnata indelebilmente dalla tragedia della peste del 1630. Ricordiamo Giacobbe ed Esaù, di Lorenzo Lippi, Giaele e Sisara di Ottavio Vannini, Ritrovamento di Mosè di Jacopo Vignali, Geroboamo e il profeta Achia di Vincenzo Dandini, Ripudio di Aga di Giovanni Martinelli, Guarigione di Tobia di Mario Balassi, Susanna e i vecchioni di Agostino Melissi,  Lot e le figlie di Simone Pignoni.
Una menzione particolare meritano le due tavole di Cristofano Allori (che l’odierno restauro ha meritoriamente riportato alla vita, arrestando i danni subiti nell’alluvione del 1966), raffiguranti San Benedetto e San Giuliano: esse erano in origine unite a formare la grande pala che schermava le reliquie collocate nell’enorme altare-reliquario della Compagnia e che, grazie ad un meccanismo di corte, poteva essere scenograficamente alzata per la loro ostensione.

                                            Vincenzo Dandini - Cristo caduto sotto la Croce - 1646


La mostra, come il catalogo edito da Sillabe, è a cura di Alessandro Grassi, Michel Scipioni, Giovanni Serafini, ed è promossa dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo con il Segretariato regionale del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del turismo della Toscana, la Ex Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze, la Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per le Province di Firenze, Pistoia e Prato, il Museo degli Argenti di Palazzo Pitti, e Firenze Musei.



mercoledì 21 ottobre 2015

Le nuove tecnologie che vengono in aiuto di preziose tradizioni storiche


La casa d'aste online Pananti di Firenze  ha iniziato dal 20 ottobre la vendita  di preziosi pezzi storici ( pupi sicilani  e cartelloni dipinti a mano) del Teatro Emanuele Macrì di Acireale . "Non abbiamo più pubblico "dice Vincenzo Abbate, 85 anni, imprenditore teatrale " da tempo nessuno viene più ai nostri spettacoli. Così abbiamo deciso di ridimensionare l'attività".



Questa la giustificazione ufficiale di questa iniziativa che vede la vendita all'incanto di circa 150 personaggi come Angelica, il Sultano Solimano, Goffredo di Buglione,  il re Aladino e poi cavalieri, servitori e damigelle  che animati dalle sapienti mani dei pupari hanno fatto gioire,piangere ed infuriare tante generazioni di spettatori oltre 280 grandi cartelloni .
Per tutti i curiosi ed interessati consiglio di visitare i due siti :

http://www.teatropupimacri.it/index_it.htm

http://www.pananti.com/it/asta-1051-1/collezioni-di-cartelloni-dellopera-dei-pupi-.asp?action=reset

martedì 20 ottobre 2015

''Dagli Impressionisti a Picasso. I capolavori del Detroit Institute of Arts. Van Gogh, Gauguin, Monet, Cezanne, Degas, Renoir, Matisse, Modigliani, Kandinsky,Picasso''





Oltre 50 opere provenienti dal Detroit Institute of Arts saranno esposte  in mostra dal 25 settembre al 10 aprile a Palazzo Ducale di Genova. Capolavori di Monet, Van Gogh, Gauguin, Cezanne, Renoir, Degas, Picasso, Modigliani, Matisse, Kandinsky e molti altri, considerati pionieri e simboli delle avanguardie dell'arte europea a cavallo tra '800 e '90 documenteranno , nel percorso espositivo ideato dai curatori della mostra Salvador Salort-Pons e Stefano Zuffi,  l'impatto rivoluzionario dei movimenti artistici scaturiti dagli stimoli peculiari dell'Europa di inizio '900.

Il percorso inizierà dunque con una sezione sulla nascita dell'Impressionismo, sulla volontà degli artisti di aprirsi alla luce libera della natura. Si andrà dall'intenso realismo di Courbet (come in 'Bagnante addormentata presso un ruscello') alla gloria del colore del capolavoro di Claude Monet, i radiosi 'Gladioli' (1876), e del 'Sentiero' di Camille Pissarro. Affiancati, ecco tre dipinti di Renoir, 'Donna in poltrona' (1874) e due opere della tarda maturità. Uno spazio autonomo sarà dedicato alla figura di Edgar Degas, presente con cinque tele che sviluppano tutti i temi fondamentali del pittore parigino: il ritratto, i cavalli e le inconfondibili ballerine. La sezione successiva illustrerà invece i movimenti pittorici che sancirono il superamento dell'Impressionismo e l'aprirsi di nuovi orizzonti. La figura-chiave sarà ovviamente quella di Van Gogh, che, trasferitosi in Francia, 'scopre' la luce e inventa il 'colore nuovo'. In pennellate cariche di materia e di espressione racconta la sua vicenda umana e artistica esaltante, eppure terribilmente sofferta, come testimonia l'esplosiva carica cromatica de 'La Riva della Oise ad Auvers' dipinto dal maestro olandese nel 1890. Immediato e molto intenso sarà il confronto con una serie di quattro straordinari dipinti di Paul Cezanne. Anche in questo caso, le collezioni del museo di Detroit comprendono tutti i campi di ricerca del pittore: la figura umana, il paesaggio provenzale nei dintorni di Aix (con una delle ultime versioni della prediletta Montagna Sainte Victoire), la natura morta, le Bagnanti nel bosco. Alle dinamiche del postimpressionismo parteciperanno anche Pierre Bonnard, con 'Donna con un cane', e Odilon Redon con 'Evocazione di farfalle'. Ampio spazio sarà lasciato alla 'scuola parigina' dei primi anni del '900, dove prendono corpo gruppi, avanguardie, e straordinarie singolarità. Al primo posto c'è Henri Matisse, anima dei Fauve, di cui a Genova saranno allestiti tre memorabili capolavori, in particolare la famosa 'Finestra' del 1916, la prima tela dell'artista a entrare in una collezione pubblica americana. E se appassionante è il dialogo con i tre ritratti (uno femminile e due maschili) dall'intensità struggente di Amedeo Modigliani, anche le tele dei francesi Dufy e Rouault, del bielorusso Soutine, dello spagnolo Juan Gris ilustreranno la spiccata internazionalità del contesto artistico parigino nei primi due decenni del XX secolo. Dopo una sezione che presenterà alcune opere delle avanguardie tedesche (dai 'Girasoli' di Emil Nolde alle vedute di Oskar Kokoscka) il percorso sottolineerà la svolta verso l'astrattismo, carico di colore e di emozione, impressa da Vassily Kandinsky, con il precoce 'Studio per quadro con forma bianca' del 1913.

La sala monografica dedicata a Pablo Picasso esporrà infine sei tele, capaci di riassumere l'intera vicenda dell'arte del '900: dalla giovanile 'Testa di Arlecchino' (1905) fino alla magmatica 'Donna seduta', dipinta nel 1960 da un Picasso quasi ottantenne. Le fasi sempre geniali del grande maestro spagnolo si susseguiranno partendo dal periodo blu, ancora legato alle lezioni accademiche, per approdare, con il 'Ritratto di Manuel Pallares' (1909) agli esordi della scomposizione cubista. La natura morta intitolata 'La bottiglia di Anìs del Mono' (1915) mostrerà una evoluzione di tale ricerca (ispirata dalla lezione di Cezanne), con gli oggetti disposti liberamente nello spazio, riconducibili alle sagome e alle materie essenziali. Non meno sorprendente il 'classicismo' dei primi anni '20 (dopo il viaggio in Italia): il grande ritratto di 'Donna seduta in poltrona' ne è un esempio di formidabile intensità. 'La ragazza che legge' (1938) porta poi il visitatore nel clima stilistico di Guernica, dipinta l'anno prima. La mostra si conclude con una sezione costituta da una serie di meravigliosi autoritratti: da quello con il cappello di paglia di Van Gogh (1887) alla posa meditabonda di Paul Gauguin (1893), dal giovanissimo Otto Dix (1912) a un severo Max Beckmann (1945).

sabato 17 ottobre 2015

Great solar boom

Le prospettive aperte dalla rivoluzione energetica solare analizzate dal Cnr in uno studio pubblicato su Energy Science & Engineering.  




Un interessantissimo studio  sul fotovoltaico e sull’energia solare condotto dai ricercatori dell’Istituto di biometeorologia (Ibimet-Cnr) e dell’Istituto per lo studio dei materiali nanostrutturati (Ismn-Cnr) del Consiglio nazionale delle ricerche, è stato pubblicato  da Energy Science & Engineering. E così apprendiamo con soddisfazione del record mondiale italiano, col 10% della generazione elettrica globale ,di una  velocità di crescita esponenziale della produzione , ma prima di tutto del dato tecnico fondamentale :un valore di 200 gigawatt sarebbero  sufficienti a produrre una quantità di elettricità pari al fabbisogno annuo di una grande potenza economica come l’Italia. Tutto questo – e molto altro: andamento dei prezzi, evoluzione della tecnologia, consumi, opportunità aperte dall'auto elettrica, barriere da superare .

 “Lo studio spiega come l’energia solare sia un’alternativa ormai pronta per una grande transizione energetica che consenta di conciliare crescita dell’economia globale e risanamento ambientale, di risolvere il dilemma fra possibile carenza di petrolio, aumento dei costi di estrazione degli idrocarburi e crescita della popolazione, che in passato aveva portato i prezzi su livelli insopportabili per molte economie”, spiega Francesco Meneguzzo dell’Ibimet-Cnr di Firenze. “Il fotovoltaico conviene perché, a seconda dei materiali utilizzati, restituisce da 10 a 50 volte l’energia impiegata nella sua costruzione. Mentre le diffuse perplessità rispetto all’occupazione di territorio paiono superate dalla valutazione che una superficie inferiore allo 0.6% del territorio europeo sarebbe sufficiente per garantire con i pannelli fotovoltaici la copertura completa del fabbisogno elettrico dell'Unione Europea”.
I vantaggi e i costi della tecnologia, evidenzia lo studio, sono chiari: l’elettricità fotovoltaica è venduta a prezzi inferiori a quella da fonti convenzionali, anche senza incentivazioni e non soltanto nei Paesi più soleggiati, ma persino in Francia che è il Paese con la maggiore penetrazione del nucleare a livello globale.La disponibilità crescente di elettricità ottenuta dalla luce solare durante le ore di punta ha fatto crollare il prezzo del kWh nei Paesi più solarizzati come Germania (dai 51 Euro/MWh del 2006 a 33 Euro/MWh del 2014) e Italia (dai 75 euro/MWh del 2006 ai 52 Euro/MWh del 2014), in cui la componente dovuta alla generazione fotovoltaica ha pesato molto più della crisi della domanda”, sostiene Mario Pagliaro dell’Ismn-Cnr di Palermo.  “Ed è stata l’Italia, attraverso l’impianto installato nel 1984 nell’isola di Vulcano, a mostrare al mondo come la tecnologia fotovoltaica per generazione elettrica fosse affidabile e robusta, con un modesto 6% di perdita di produzione registrato in oltre 30 anni di funzionamento”.



“L’ultima barriera per la sostituzione dei combustibili fossili tanto nel riscaldamento degli edifici, con le pompe di calore, quanto nel trasporto pubblico e privato delle persone attraverso tram, treni ed auto elettriche”, concludono Pagliaro e Meneguzzo, “è quella dell’accumulo necessario a rendere disponibile l’elettricità solare in inverno e durante la notte, in via di superamento grazie alle evoluzioni rapidissime della tecnologia e dell’industria delle batterie e delle celle a idrogeno che, in quanto a capacità e costi, ricalcano le orme dei recenti sviluppi della tecnologia e dell’industria fotovoltaica”.

Giotto e gli '' itinerari giotteschi''

L'Itinerario Toscano




Giotto di Bondone, forse diminutivo di Ambrogio o Angiolo, conosciuto semplicemente come Giotto (Vespignano, 1267 circa – Firenze, 8 gennaio 1337), è stato un pittore e architetto italiano. Il grande maestro durante la sua sfolgorante carriera  ha influenzato tutte le scuole pittoriche italiane, direttamente od indirettamente, poichè ha viaggiato e lavorato in varie zone dell'Italia ( Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Umbria, Toscana e Campania) , quando ancora " lo stivale " Italia non era.

    Giotto - Cappella degli Scrovegni -Padova


Per questo Giotto è per certi aspetti il più lontano e attivo progenitore che ha contribuito alla nascita della nazione  e per questo motivo, in occasione dell'Expo 2015 il Ministero de Beni e delle attività Culturali ( Mibact ) ha predisposto un programma unitario e complesso, modulato in una mostra a Palazzo Reale di Milano, " Giotto Italia", aperta fino al 10 gennaio 2016 e in sei “Itinerari nei luoghi di Giotto”, legati insieme da un ricco catalogo, una guida sugli Itinerari, e l’offerta gratuita in rete al pubblico di un ArtPlanner per fruire in modo innovativo tutta questa proposta. 

Venerdì 16 ottobre alle 12 presso la sala stampa della Basilica Superiore di Assisi sono stati presentati i sei Itinerari Giotteschi predisposti in occasione di Expo 2015, articolati nelle diverse realtà italiane in cui Giotto operò e legati insieme da un catalogo e dalla disponibilità gratuita in rete di un ArtPlanner. Analoga presentazione dei singoli itinerari è avvenuta  in alcuni dei principali luoghi dell'attività giottesca.
Venerdì 16 nel cortile del Museo del Bargello  a Firenze è stato presentato  l'itinerario toscano illustrato dal Direttore del Polo Museale Regionale della Toscana Stefano Casciu  e dal Direttore del Museo del Bargello Ilaria Ciseri.

Toscana
Firenze

Chiesa di Santa Maria Novella
Galleria degli Uffizi
Basilica di Santa Croce
Museo dell’Opera di Santa Croce
Museo della Fondazione Horne
Campanile di Santa Maria del Fiore
Chiesa di Ognissanti
Chiesa di San Felice in piazza
Chiesa di Santa Maria a Ricorboli
Museo Nazionale del Bargello

Settignano

Villa “I Tatti” 

“Firenze in salotto. Intrecci culturali dai riti aristocratici del Settecento ai luoghi della sociabilità moderna”.

Il convegno di studi sulla Firenze social del ‘700 a Casa Martelli




                                                G.B.Benigni, Il salotto della famiglia Martelli



L’appuntamento è per giovedì 22 ottobre nel salone da ballo di Casa Martelli , in via Zannetti 8 a Firenze, dove si svolgerà il convegno di studi dal titolo “Firenze in salotto. Intrecci culturali dai riti aristocratici del Settecento ai luoghi della sociabilità moderna”.
 La giornata di studi, a cura di Francesca Fiorelli Malesci,  si svolgerà nell’ambito del progetto ideato e promosso dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze per ricordare i 150 anni di Firenze Capitale.  Attraverso il progetto L’Ente per Firenze Capitale, vede la partecipazione di studiosi e specialisti ed offre l’opportunità di approfondire, grazie alla varietà degli interventi interdisciplinari, luoghi, costumi, dibattiti culturali, mondani e politici dal Granducato a Firenze Capitale.
Organizzata dall’Associazione Amici dei musei di Palazzo Davanzati e Casa Martelli Onlus la giornata si svolgerà nel salone da ballo di Casa Martelli e terminerà con il concerto Le Charme a cura di Daniela Costa.Il programma musicale vuole ricreare le suggestive atmosfere del salotto letterario toscano  ove confluivano grandi personalità provenienti dalla vastissima colonia europea  con una rassegna di splendide Mélodies (Gounod, Chausson, Hahn) Songs e Lieder, con una selezione di improvvisi e danze originali per pianoforte a quattro mani di Schubert e di Schumann.

IL TEMA

Per oltre due secoli la difficile arte di intrattenere ospiti e frequentatori abituali ha accompagnato le vicende politiche ed intellettuali dell’Europa. L’obiettivo del convegno è quello di analizzare uno dei luoghi più determinanti nello sviluppo sociale, culturale, oltreché politico ed economico, dell’intera Europa dal Sette all’Ottocento: il salotto.
Evocando la suggestione dei salotti parigini, così nostalgicamente narrati da Marcel Proust, ci immergiamo nell’atmosfera e nel fascino sottile di questi luoghi che, coinvolgendo l’intera società dei colti, scardinano le modalità di aggregazione preesistenti nel sancire una forma del vivere collettivo, secondo regole di comportamento che segnano la vita culturale di molte generazioni, a partire dal Settecento fino alle soglie del Novecento.
L’approfondimento si concentra sui salotti fiorentini di epoca granducale fino a quelli della Toscana postunitaria delineandone la storia in parallelo ai cambiamenti del clima politico, del costume culturale e mondano.

Già nel Settecento, infatti, l’aristocrazia fiorentina teneva salotto sotto forma di conversazioni private all’interno dei propri palazzi, che apriva ai forestieri e alle personalità più eminenti del tempo; riunioni non ancora strettamente legate ai modelli del salon francese, dai quali deriverà il salotto ottocentesco. Questo, soprattutto negli anni centrali del XIX secolo e dopo l’unificazione nazionale, quando Firenze divenne capitale del nuovo Regno d’Italia, rappresentò lo spazio intermedio fra l’ambito domestico e quello sociale, assumendo una forte connotazione politica, legata al fermento di idee risorgimentali, ma anche internazionale e decisamente non provinciale, favorita dall’arrivo di intellettuali, artisti, letterati e personalità di rango che erano solite incontrarsi in questo milieu. Tra il 1865 e il 1871 si distinsero, inoltre, numerosi funzionari piemontesi, con il loro seguito di costruttori e imprenditori, attratti da possibili investimenti nella nuova capitale.

Il programma del convegno

Ore 9.45 Saluti istituzionali
Ore 10.30 Carlo Sisi Introduzione
Ore 11.00 Maria Teresa Mori Politica e cultura nei salotti: il caso di Firenze.Composizione sociale dei salotti fiorentini, il loro ruolo come veicolo di opinione politica, il peso e la funzione degli intellettuali al loro interno, problematiche importanti per l’interpretazione della sociabilità salottiera. La particolarità di Firenze nel panorama italiano.
Ore 11.30 Francesca Fiorelli Malesci Il salotto Martelli, un’occasione perduta. Carte di famiglia per una storia dell’ospitalità nelle casate fiorentine.Se una delle tante interpretazioni del salotto è quella di laboratorio permanente, orale e informale, dellascrittura facile l’attenzione sulla lettura e i libri che circondano gli ospiti: “A mano a mano che costoro entravano andavano a sedersi in semicerchio attorno a un tavolino carico di volumi accatastativisi sopra e dietro al quale se ne stava la contessa mezza sdraiata sopra un canapè” (Alphonse de Lamartine il salotto d’Albany Carnet de voyage en Italie). Sarà proprio Marco Martelli (1740-1813), il cui spessore culturale e le frequentazioni lo rendono all’altezza del contesto internazionale che la città offriva, il protagonista di un cabinet d’amateur.
Ore 12.00 Giulia Coco Dal salotto di famiglia ai luoghi d’incontro internazionali: “la civiltà della conversazione” a Firenze nella seconda metà del Settecento.Nella seconda metà del ‘700 inglesi stabilitisi a Firenze come Horace Mann e George Nassau, III Earl of Cowper, ospitarono nei propri palazzi conversazioni che divennero modelli di sociabilità internazionale apprezzati dai fiorentini e che rappresentarono un precedente -seppur di diversa natura- dei salotti cosmopoliti della Firenze ottocentesca, strettamente connesso a queste personalità, artefici di un fortunato intreccio sociale e culturale.
Ore 12.30 Enrico Colle Immagini toscane fra quieto vivere borghese e mondanità.Partendo dall’analisi dei cambiamenti decorativi e arredativi operati dai Lorena all’interno delle dimore granducali negli anni che precedettero l’Unità d’Italia, si prenderanno in considerazione gli interni di alcuni dei principali palazzi fiorentini ristrutturati a partire dalla metà dell’Ottocento secondo gli aggiornati dettami dell’eclettismo stilistico di cui Giuseppe Poggi fu uno dei più abili interpreti.

Ore 15.30 Silvia Mascalchi Félicie de Fauveau un salotto-atelier francese in riva d’Arno. Dal quartiere della Nouvelle-Athènes di Parigi all’Oltrarno fiorentino. I luoghi, i riti e i personaggi della complessa gestione della propria “immagine pubblica”, imposta ad una donna scultrice e straniera nella Firenze dell’Ottocento. Si tratterà inoltre del ruolo che il salotto-atelier diFélicie de Fauveau ebbe nella diffusione dello stile neomedievalista nel capoluogo toscano.
Ore 16.00 Lucia Tonini Steidl Un orso in salotto. Esotismo e integrazione dei russi nella Firenze ottocentesca. Le numerose presenze di russi a Firenze, intensificatesi nel periodo della Capitale del regno, mettono in rilievo un singolare rapporto con la società fiorentina conservando da una parte le caratteristiche di straordinarietà e esotismo tradizionalmente attribuito ai russi e dall’altra attestando una particolare integrazione nella vita di alcune famiglie fiorentine. La presentazione di alcuni circoli familiari e intellettuali nati intorno a personalità russe metterà in luce questa doppia valenza.
Ore 16.30 Monica Bietti Invito a casa Martelli al tempo di Firenze capitale. Cosa cambia nella vita di una famiglia fiorentina da sempre legata al potere al momento dell’arrivo della capitale e della corte, usanze, etichetta e molto altro.
Ore 17.00– 17.30 Pausa
Ore 17.30 Francesca Merz «Buzzurri» o intellettuali? Incontri e scontri tra piemontesi e fiorentini negli anni della Firenze Capitale. Politici, amministratori, abati, intellettuali, architetti, storici, scienziati, studiosi della lingua; molti i “buzzurri”, così venivano infatti scherzosamente chiamati dai fiorentini i piemontesi, che invasero Firenze all’alba del 1865. Le cronache rammentano: “I Fiorentini non li capivano, e spesso fingevano anche di non capirli, per prendersi gioco del loro dialetto”. Nacquero però da questo incontro connubi scientifici, culturali, letterali nonché sodalizi e profonde amicizie di cui la storia di Firenze porta ancora segni profondi.
Ore 18.00 Giorgio Pugliaro La musica da camera in Italia nell’Ottocento. Dal salotto alla musica. Seppur rare e spesso inattendibili le cronache italiane della musica da camera nell’Ottocento si può delineare, attraverso un percorso generale fino ad approfondire temi specifici quali la musica da camera da topografia a ontologia. La nozione di repertorio e gli interessanti rapporti tra le corti europee, il confronto poco esplorato tra due capitali: Torino e Firenze.
Ore 21.00 – 22.30 Concerto
Le Charme a cura di Daniela Costa con Franziska Gottwald, mezzosoprano, e Daniela Costa e Alberto Miodini, pianoforte, pianoforte a quattro mani.

Florence Biennale 2015: salva la memoria delle opere distrutte dall'Isis a Mosul

                La 10a edizione della Mostra Internazionale d’ArteContemporanea di Firenze si apre sabato 17 ottobre alla Fortezza da Basso di Firenze. Migrazioni, violenza contro le donne e danni al patrimonio mondiale tra i tanti riferimenti all’attualità.


Dal 17 al 25 ottobre 2015 la Fortezza da Basso di Firenze (padiglione Spadolini inferiore) ospita la decima edizione di Florence Biennale – Mostra Internazionale d’Arte Contemporanea di Firenze. Nove giorni di esposizione, 423 artisti provenienti da 62 paesi di tutti e cinque i continenti, tre premi alla carriera, il riconoscimento a una donna che unisce l’arte alla volontà di salvare la memoria delle testimonianze archeologiche distrutte dall’Isis a Mosul, e una quarantina di appuntamenti tematici sono il palinsesto dell’evento che per la decima volta in 18 anni farà di Firenze la capitale mondiale dell’arte contemporanea.

Florence Biennale 2015 si presenta particolarmente ricca di proposte artistiche che spaziano dalle installazioni site-specific ai gioielli d’arte. Alla Fortezza da Basso si distinguono presenze emblematiche e cariche di significati - quali il movimento “Neo-inchiostro” dalla Cina, l’arte sacra contemporanea dal Brasile, ospiti dalla Turchia e il Sud-Est asiatico ed altri ancora - nonché imprescindibili riferimenti a fatti del mondo contemporaneo come le devastazioni del patrimonio culturale mondiale in Medio Oriente e il conflitto israelo-palestinese, la condizione della donna e la tematica del viaggio (alias migrazione) in ogni sua declinazione.

In quasi un ventennio Florence Biennale ha assunto un ruolo di primo piano nella promozione e valorizzazione di artisti italiani e internazionali, così come per la valorizzazione di proposte in grado di presentare soluzioni espositive che permettano di condividere i diversi linguaggi dell’arte. Collaterale all’esposizione della Fortezza, un ricco cartellone di appuntamenti propone, tra l’altro, “Per Desdemona”, prima mostra d’arte allestita negli spazi del nuovo Palazzo di Giustizia di Firenze, che si inaugurerà lunedì 19 ottobre alle ore 12. Nella mostra l’artista Franca Pisani esibirà 28 opere sul tema della violenza contro le donne, risultato dilavoro di due anni in cui ha creato un mondo di “donne contemporanee”.La decima edizione di Florence Biennale è inoltre un'occasione ideale per celebrare i 150 anni di Firenze Capitale d’Italia e dialogare al tempo stesso con Expo Milano 2015

IL RECUPERO DELLA MEMORIA DEI TESORI DI MOSUL

Uno degli highlights di questa decima edizione di Florence Biennale è la presenza di Morehshin Allahyari, artista di origine iraniana che dal 2007 vive negli Stati Uniti, dove è lecturer alla San José State University (California). Morehshin presenterà a Firenze il suo lavoro intitolato Material Speculation: ISIS (work in progress): grazie alla tecnologia delle stampanti 3D, testimonierà i danni che l’ISIS sta operando nei confronti del patrimonio culturale cheè un bene dell’umanità e la cui distruzione viene parificata a un crimine di guerra. L’artista ricrea “in laboratorio” copie di alcune sculture distrutte nel Museo di Mosul lo scorso marzo. L’intento è rendere visibile ciò che è andato perduto per sempre, “con tutta la conoscenza e le informazioni possibili, per tenere viva la memoria storica”. Morehshin Allahyari incontrerà i visitatori di Florence Biennale 2015 venerdì 23 ottobre, alle ore 11 nell’Area Teatro del padiglione Spadolini; a seguire è in programma la cerimonia di consegna del “Premio Speciale del Presidente” di Florence Biennale 2015 all’artista iraniana

Alla X Florence Biennale Morehshin presenta Re Uthal, un esemplare della serie “Material Speculation: ISIS”, un lavoro in progress di formatura e stampaggio tridimensionale teso idealmente alla ricostruzione di opere distrutte dall’ISIS nel 2015 (statue del periodo Romano dalla città di Hatra e manufatti assiri da Ninive). “Material Speculation: ISIS” rappresenta una soluzione particolare per la costituzione di un archivio del patrimonio culturale e al contempo suggerisce l’utilizzo della tecnologia di stampaggio 3D quale possibile strumento di documentazione al servizio di un processo di ricostruzione storica.



Con “Material Speculation: ISIS”, l’artista va oltre il gesto metaforico e la rappresentazione formale poiché ogni pezzo stampato della serie incorpora un flash drive e una memory card contenente immagini, mappe, documenti in formato pdf e video concernenti il sito archeologico di riferimento e le opere in esso distrutte. Come una capsula del tempo, ciascun esemplare è sigillato in quanto contenente testimonianza di civiltà da preservare per il futuro (con istruzioni per l’apertura dell’oggetto in modo da accedere ai dispositivi informatici senza distruggerlo). Il materiale informativo incluso in ogni pezzo della serie è frutto di una ricerca estesa, alla quale hanno contribuito archeologi iraniani e storici iracheni e iraniani, e collaboratori del Museo di Mosul. Nei prossimi mesi, a completamento della fase finale del progetto, i file di stampaggio 3D saranno ordinati in un archivio online e scaricabili, dunque fruibili al pubblico.

Florence Biennale 2015: salva la memoria delle opere distrutte dall'Isis a Mosul

                La 10a edizione della Mostra Internazionale d’ArteContemporanea di Firenze si apre sabato 17 ottobre alla Fortezza da Basso di Firenze. Migrazioni, violenza contro le donne e danni al patrimonio mondiale tra i tanti riferimenti all’attualità.


Dal 17 al 25 ottobre 2015 la Fortezza da Basso di Firenze (padiglione Spadolini inferiore) ospita la decima edizione di Florence Biennale – Mostra Internazionale d’Arte Contemporanea di Firenze. Nove giorni di esposizione, 423 artisti provenienti da 62 paesi di tutti e cinque i continenti, tre premi alla carriera, il riconoscimento a una donna che unisce l’arte alla volontà di salvare la memoria delle testimonianze archeologiche distrutte dall’Isis a Mosul, e una quarantina di appuntamenti tematici sono il palinsesto dell’evento che per la decima volta in 18 anni farà di Firenze la capitale mondiale dell’arte contemporanea.

Florence Biennale 2015 si presenta particolarmente ricca di proposte artistiche che spaziano dalle installazioni site-specific ai gioielli d’arte. Alla Fortezza da Basso si distinguono presenze emblematiche e cariche di significati - quali il movimento “Neo-inchiostro” dalla Cina, l’arte sacra contemporanea dal Brasile, ospiti dalla Turchia e il Sud-Est asiatico ed altri ancora - nonché imprescindibili riferimenti a fatti del mondo contemporaneo come le devastazioni del patrimonio culturale mondiale in Medio Oriente e il conflitto israelo-palestinese, la condizione della donna e la tematica del viaggio (alias migrazione) in ogni sua declinazione.

In quasi un ventennio Florence Biennale ha assunto un ruolo di primo piano nella promozione e valorizzazione di artisti italiani e internazionali, così come per la valorizzazione di proposte in grado di presentare soluzioni espositive che permettano di condividere i diversi linguaggi dell’arte. Collaterale all’esposizione della Fortezza, un ricco cartellone di appuntamenti propone, tra l’altro, “Per Desdemona”, prima mostra d’arte allestita negli spazi del nuovo Palazzo di Giustizia di Firenze, che si inaugurerà lunedì 19 ottobre alle ore 12. Nella mostra l’artista Franca Pisani esibirà 28 opere sul tema della violenza contro le donne, risultato dilavoro di due anni in cui ha creato un mondo di “donne contemporanee”.La decima edizione di Florence Biennale è inoltre un'occasione ideale per celebrare i 150 anni di Firenze Capitale d’Italia e dialogare al tempo stesso con Expo Milano 2015

IL RECUPERO DELLA MEMORIA DEI TESORI DI MOSUL

Uno degli highlights di questa decima edizione di Florence Biennale è la presenza di Morehshin Allahyari, artista di origine iraniana che dal 2007 vive negli Stati Uniti, dove è lecturer alla San José State University (California). Morehshin presenterà a Firenze il suo lavoro intitolato Material Speculation: ISIS (work in progress): grazie alla tecnologia delle stampanti 3D, testimonierà i danni che l’ISIS sta operando nei confronti del patrimonio culturale cheè un bene dell’umanità e la cui distruzione viene parificata a un crimine di guerra. L’artista ricrea “in laboratorio” copie di alcune sculture distrutte nel Museo di Mosul lo scorso marzo. L’intento è rendere visibile ciò che è andato perduto per sempre, “con tutta la conoscenza e le informazioni possibili, per tenere viva la memoria storica”. Morehshin Allahyari incontrerà i visitatori di Florence Biennale 2015 venerdì 23 ottobre, alle ore 11 nell’Area Teatro del padiglione Spadolini; a seguire è in programma la cerimonia di consegna del “Premio Speciale del Presidente” di Florence Biennale 2015 all’artista iraniana

Alla X Florence Biennale Morehshin presenta Re Uthal, un esemplare della serie “Material Speculation: ISIS”, un lavoro in progress di formatura e stampaggio tridimensionale teso idealmente alla ricostruzione di opere distrutte dall’ISIS nel 2015 (statue del periodo Romano dalla città di Hatra e manufatti assiri da Ninive). “Material Speculation: ISIS” rappresenta una soluzione particolare per la costituzione di un archivio del patrimonio culturale e al contempo suggerisce l’utilizzo della tecnologia di stampaggio 3D quale possibile strumento di documentazione al servizio di un processo di ricostruzione storica.



Con “Material Speculation: ISIS”, l’artista va oltre il gesto metaforico e la rappresentazione formale poiché ogni pezzo stampato della serie incorpora un flash drive e una memory card contenente immagini, mappe, documenti in formato pdf e video concernenti il sito archeologico di riferimento e le opere in esso distrutte. Come una capsula del tempo, ciascun esemplare è sigillato in quanto contenente testimonianza di civiltà da preservare per il futuro (con istruzioni per l’apertura dell’oggetto in modo da accedere ai dispositivi informatici senza distruggerlo). Il materiale informativo incluso in ogni pezzo della serie è frutto di una ricerca estesa, alla quale hanno contribuito archeologi iraniani e storici iracheni e iraniani, e collaboratori del Museo di Mosul. Nei prossimi mesi, a completamento della fase finale del progetto, i file di stampaggio 3D saranno ordinati in un archivio online e scaricabili, dunque fruibili al pubblico.

venerdì 16 ottobre 2015

Toulouse-Lautrec . Luci e ombre di Montmartre


Una grande mostra Pisa, Palazzo Blu dal 16 ottobre 2015 al 14 febbraio 2016






“Toulouse  ‐  Lautrec. Luci e ombre di Montmartre”, è il titolo scelto per la mostra,perché è proprio nel cuore del quartiere di Montamartre, dove ancora oggi è possibile ammirare le vetrate di quello che fu il suo atelier, che Lautrec diventa l’anima di Montmartre dove dipinge alcuni dei suoi più importanti lavori
L’esposizione presenta al grande pubblico la straordinaria avventura umana e artistica di Henri de Toulouse‐Lautrec, uno dei “giganti” dell’arte europea, con opere provenienti da importanti collezioni pubbliche e private francesi e internazionali. Oltre 180 opere in mostra per raccontare l’artista di Albi: l’intera raccolta dei suoi più celebri manifesti, numerosi disegni, un’attenta selezione di dipinti e, per la prima volta in Italia, una delle più complete collezioni della sua opera grafica, composta da prime edizioni e numerose litografie con dediche originali dell’artista.
Attraverso la sua produzione Lautrec è riuscito, più di chiunque altro, a descrivere ecaratterizzare una città, i colori di una generazione e, più in generale, il vero stile di vita della Parigi di fine Ottocento, la Parigi del Moulin Rouge, di Montmartre e delle maison closes. Lautrec con la sua opera consegna alla storia  le vedettes del mondo gioioso e decadente della Belle Époque.  Lautrec, che vive nei bordelli, che studia la nudità per mutarla in arte, in colore, nel fondo viola o blu elettrico dei suoi enormi manifesti, è il maestro di capolavori dotati di uno sperimentalismo che spalancherà le porte all’avvento della modernità e all’uso della rappresentazione artistica come veicolo pubblicitario.

Degas, conosciuto nel 1884, è stato un grande amico di Lautrec  e con lui ha condiviso l’audacia della concezione formale, l’eliminazione del mito della perfezione ed  entrambi colgono con toni crudi e vena narrativa una diversa forma di bellezza, la lussuria, la decadenza. In mostra sono esposti due disegni di Edgar Degas,   Femme nue s’essuyant e Petit danseuse, che raccontano il rapporto tra i due artisti e il valore poetico che rincorrevano nel catturare nella descrizione dei corpi alcune gestualità femminili. È invece insieme a Bonnard che Lautrec concorre, con le sue litografie colorate, al rinnovamento dell’incisione. Illustra album, opere letterarie, testi musicali, elimina ogni distanza fra le varie manifestazioni, istituisce un rapporto fecondo tra grafica e pittura. Nel 1889 Bonnard disegna un manifesto per l’apertura del Moulin Rouge, due anni più tardi Lautrec realizza, a sua volta, uno dei capolavori del genere.
La presenza a Parigi di Vincent Van Gogh, conosciuto nel 1886 nello studio di Cormon,si rivela particolarmente incisiva;    è grazie a Van Gogh che Lautrec si avvicina al giapponismo, influsso che rimarrà poi una costante nel tratto dell’artista. Diversi sono gli esempi che possiamo trovare in mostra come nel manifesto dedicato al “Divan Japonais” (1892/1893) dominato dalla figura scura nettamente delineata di Jane Avril o nel manifesto dedicato all’attore “Caudieux”(1893).

Cenni biografici dell'artista

Toulose Lutrec  nasce  nel 1964 ad Albi con un fisico compromesso e due rovinose cadute provocano al giovane la rottura di entrambe le gambe tanto che suoi arti inferiori smettono di crescere facendo si che la sua statura non superi nemmeno in età adulta il metro e mezzo circa. Le sue condizioni fisiche gli impediscono di svolgere le più diverse attività, spingendolo a rifugiarsi nella sua arte . Presto inizia a frequentare il quartiere di Montmartre che influenzerà in maniera profonda la sua arte; la sua celebrità cresce velocemente e le più importanti riviste gli commissionano illustrazioni, su tutte il Figaro Illustré, il Courrier Francais o la Revue blanche. In poco tempo Toulouse‐Lautrec viene definito l’anima di Montmartre e rappresenta nelle sue opere le scene di vita al Moulin Rouge, nei locali, nei teatri ,soprattutto nelle celebri “maison closes”.    Negli ultimi anni di vita, debilitato e allostremo delle forze, ripropone nella sua opera temi vivi fin dalla giovinezza, come glianimali, il circo, i cavalli ed esperienze dell’ultima stagione della sua vita. Muore il 9settembre 1901, poco prima di compiere 37 anni.

La mostra :

Il percorso espositivo della mostra si sviluppa in cinque sezioni:

 la prima “Le star – luci e colori di Montmartre”
 è dedicata ai protagonisti e alla vita nel quartiere di Montmarte e comprende i più noti manifesti realizzati dall’artista, tra i quali, il Moulin Rouge, LaGoulue, di cui sono sopravvissuti pochi esemplari nel suo stato originario,  i manifesti dedicati ad Aristide Bruant, rude chansonnier d’avanguardia che commissiona a Lautrec alcuni manifesti dei suoi spettacoli al locale Ambassadeur, in cui si esibisce. E ancora, La Clownesse au Moulin Rouge (1897) e Yvette Guilbert (1893). Oltre ai manifesti in questa sezione sono esposte le raffinate litografie a colori, e alcuni dipinti a olio su cartone, come la splendida Femme Assise del 1893.  

la seconda“Il Teatro, l’opera e lo spettacolo d’avanguardia”
comprende una serie di opere dedicate dall’artista agli spettacoli teatrali, di cui è un assiduo frequentatore. Oltre a rappresentare gli attori, Lautrec si concentra anche sullo spettacolo che si svolge nei palchi, nei corridoi e nel ridotto dei teatri parigini, come testimoniano la Loge au mascaron doré, litografia del 1894, e la litografia a colori La grande Loge (1896) in cui viene rappresentata la commedia per eccellenza, quella della convenzione sociale, di cui Lautrec è uno degli interpreti più mirabili.

la terza “Il Grande pubblicitario”
 in cui viene esplorato il Lautrec pubblicitario, con le opere grafiche da lui realizzate per pubblicizzare e illustrare gli oggetti più vari. Tra le opere in mostra il celebre manifesto La Chaîne Simpson del 1896, utilizzato per reclamizzare una nota marca di catene per biciclette e il manifesto Confetti del 1894, in cui pubblicizza i coriandoli di carta sparsi sulla protagonista da mani guantate. Esposto in questa sezione l’olio su cartone Soldat anglais fumant la pipe, enigmatico dipinto proveniente dal Museo Toulouse Lautrec di Albi.

la quarta “Maison closes”
 dedicata principalmente alla serie di undici litografie che compongono l’album Elles, realizzato nel 1896, nel quale l’artista racconta la vita quotidiana delle prostitute, da cui è profondamente colpito. In questa serie è molto forte l’influenza del giapponismo e dell’opera di Degas; tra le opere in mostra, oltre alle unidici litografie dell’album, il dipinto su cartone Femme se frisant del 1891, in cui l’artista ritrae una donna di spalle nell’atto di sistemare l’acconciatura e il dipinto di Pierre Bonnard, Nu au tab del 1903.

la quinta  “Nel segno. Le passioni”
 raccoglie una serie di litografie e dipinti dedicati ai temi cari all’uomo Toulouse Lautrec, in cui si coglie la straordinaria versatilità creativa dell’artista:  i cavalli, il circo, incontri e temi di vita quotidiana, sono i soggetti rappresentati. Tra le opere le Jockey, litografia del 1899 in cui Lautrec riprende il tema a cui si era dedicato nelle prime opere giovanili delle corse e dei cavalli; Il Granchio che mangia una razza, acquarello su cartone del 1893 e l’opera su cartone Monsieur Tapiè de Celeyran a caccia.

Il percorso espositivo è arricchito da una selezione di opere degli Italiens de Paris,capolavori di grandi maestri italiani, tra cui Boldini, Natali, Zandomeneghi e Macchiati che, per stile o tematiche, si sono ispirati all’arte di Toulouse‐Lautrec. Tra queste il celebre Moulin de la Galette di Federico Zandomenighi.
La mostra, curata da Maria Teresa Benedetti, si avvale del patrocinio del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, della Regione Toscana e del Comune di Pisa ed è organizzata dalla Fondazione Palazzo Blu in collaborazione con Mondo Mostre. Il catalogo della mostra, edito da Skira Editore, raccoglie per la prima volta in lingua italiana l’opera grafica completa dell’artista.


Toulouse-Lautrec . Luci e ombre di Montmartre


Una grande mostra Pisa, Palazzo Blu dal 16 ottobre 2015 al 14 febbraio 2016






“Toulouse  ‐  Lautrec. Luci e ombre di Montmartre”, è il titolo scelto per la mostra,perché è proprio nel cuore del quartiere di Montamartre, dove ancora oggi è possibile ammirare le vetrate di quello che fu il suo atelier, che Lautrec diventa l’anima di Montmartre dove dipinge alcuni dei suoi più importanti lavori
L’esposizione presenta al grande pubblico la straordinaria avventura umana e artistica di Henri de Toulouse‐Lautrec, uno dei “giganti” dell’arte europea, con opere provenienti da importanti collezioni pubbliche e private francesi e internazionali. Oltre 180 opere in mostra per raccontare l’artista di Albi: l’intera raccolta dei suoi più celebri manifesti, numerosi disegni, un’attenta selezione di dipinti e, per la prima volta in Italia, una delle più complete collezioni della sua opera grafica, composta da prime edizioni e numerose litografie con dediche originali dell’artista.
Attraverso la sua produzione Lautrec è riuscito, più di chiunque altro, a descrivere ecaratterizzare una città, i colori di una generazione e, più in generale, il vero stile di vita della Parigi di fine Ottocento, la Parigi del Moulin Rouge, di Montmartre e delle maison closes. Lautrec con la sua opera consegna alla storia  le vedettes del mondo gioioso e decadente della Belle Époque.  Lautrec, che vive nei bordelli, che studia la nudità per mutarla in arte, in colore, nel fondo viola o blu elettrico dei suoi enormi manifesti, è il maestro di capolavori dotati di uno sperimentalismo che spalancherà le porte all’avvento della modernità e all’uso della rappresentazione artistica come veicolo pubblicitario.

Degas, conosciuto nel 1884, è stato un grande amico di Lautrec  e con lui ha condiviso l’audacia della concezione formale, l’eliminazione del mito della perfezione ed  entrambi colgono con toni crudi e vena narrativa una diversa forma di bellezza, la lussuria, la decadenza. In mostra sono esposti due disegni di Edgar Degas,   Femme nue s’essuyant e Petit danseuse, che raccontano il rapporto tra i due artisti e il valore poetico che rincorrevano nel catturare nella descrizione dei corpi alcune gestualità femminili. È invece insieme a Bonnard che Lautrec concorre, con le sue litografie colorate, al rinnovamento dell’incisione. Illustra album, opere letterarie, testi musicali, elimina ogni distanza fra le varie manifestazioni, istituisce un rapporto fecondo tra grafica e pittura. Nel 1889 Bonnard disegna un manifesto per l’apertura del Moulin Rouge, due anni più tardi Lautrec realizza, a sua volta, uno dei capolavori del genere.
La presenza a Parigi di Vincent Van Gogh, conosciuto nel 1886 nello studio di Cormon,si rivela particolarmente incisiva;    è grazie a Van Gogh che Lautrec si avvicina al giapponismo, influsso che rimarrà poi una costante nel tratto dell’artista. Diversi sono gli esempi che possiamo trovare in mostra come nel manifesto dedicato al “Divan Japonais” (1892/1893) dominato dalla figura scura nettamente delineata di Jane Avril o nel manifesto dedicato all’attore “Caudieux”(1893).

Cenni biografici dell'artista

Toulose Lutrec  nasce  nel 1964 ad Albi con un fisico compromesso e due rovinose cadute provocano al giovane la rottura di entrambe le gambe tanto che suoi arti inferiori smettono di crescere facendo si che la sua statura non superi nemmeno in età adulta il metro e mezzo circa. Le sue condizioni fisiche gli impediscono di svolgere le più diverse attività, spingendolo a rifugiarsi nella sua arte . Presto inizia a frequentare il quartiere di Montmartre che influenzerà in maniera profonda la sua arte; la sua celebrità cresce velocemente e le più importanti riviste gli commissionano illustrazioni, su tutte il Figaro Illustré, il Courrier Francais o la Revue blanche. In poco tempo Toulouse‐Lautrec viene definito l’anima di Montmartre e rappresenta nelle sue opere le scene di vita al Moulin Rouge, nei locali, nei teatri ,soprattutto nelle celebri “maison closes”.    Negli ultimi anni di vita, debilitato e allostremo delle forze, ripropone nella sua opera temi vivi fin dalla giovinezza, come glianimali, il circo, i cavalli ed esperienze dell’ultima stagione della sua vita. Muore il 9settembre 1901, poco prima di compiere 37 anni.

La mostra :

Il percorso espositivo della mostra si sviluppa in cinque sezioni:

 la prima “Le star – luci e colori di Montmartre”
 è dedicata ai protagonisti e alla vita nel quartiere di Montmarte e comprende i più noti manifesti realizzati dall’artista, tra i quali, il Moulin Rouge, LaGoulue, di cui sono sopravvissuti pochi esemplari nel suo stato originario,  i manifesti dedicati ad Aristide Bruant, rude chansonnier d’avanguardia che commissiona a Lautrec alcuni manifesti dei suoi spettacoli al locale Ambassadeur, in cui si esibisce. E ancora, La Clownesse au Moulin Rouge (1897) e Yvette Guilbert (1893). Oltre ai manifesti in questa sezione sono esposte le raffinate litografie a colori, e alcuni dipinti a olio su cartone, come la splendida Femme Assise del 1893.  

la seconda“Il Teatro, l’opera e lo spettacolo d’avanguardia”
comprende una serie di opere dedicate dall’artista agli spettacoli teatrali, di cui è un assiduo frequentatore. Oltre a rappresentare gli attori, Lautrec si concentra anche sullo spettacolo che si svolge nei palchi, nei corridoi e nel ridotto dei teatri parigini, come testimoniano la Loge au mascaron doré, litografia del 1894, e la litografia a colori La grande Loge (1896) in cui viene rappresentata la commedia per eccellenza, quella della convenzione sociale, di cui Lautrec è uno degli interpreti più mirabili.

la terza “Il Grande pubblicitario”
 in cui viene esplorato il Lautrec pubblicitario, con le opere grafiche da lui realizzate per pubblicizzare e illustrare gli oggetti più vari. Tra le opere in mostra il celebre manifesto La Chaîne Simpson del 1896, utilizzato per reclamizzare una nota marca di catene per biciclette e il manifesto Confetti del 1894, in cui pubblicizza i coriandoli di carta sparsi sulla protagonista da mani guantate. Esposto in questa sezione l’olio su cartone Soldat anglais fumant la pipe, enigmatico dipinto proveniente dal Museo Toulouse Lautrec di Albi.

la quarta “Maison closes”
 dedicata principalmente alla serie di undici litografie che compongono l’album Elles, realizzato nel 1896, nel quale l’artista racconta la vita quotidiana delle prostitute, da cui è profondamente colpito. In questa serie è molto forte l’influenza del giapponismo e dell’opera di Degas; tra le opere in mostra, oltre alle unidici litografie dell’album, il dipinto su cartone Femme se frisant del 1891, in cui l’artista ritrae una donna di spalle nell’atto di sistemare l’acconciatura e il dipinto di Pierre Bonnard, Nu au tab del 1903.

la quinta  “Nel segno. Le passioni”
 raccoglie una serie di litografie e dipinti dedicati ai temi cari all’uomo Toulouse Lautrec, in cui si coglie la straordinaria versatilità creativa dell’artista:  i cavalli, il circo, incontri e temi di vita quotidiana, sono i soggetti rappresentati. Tra le opere le Jockey, litografia del 1899 in cui Lautrec riprende il tema a cui si era dedicato nelle prime opere giovanili delle corse e dei cavalli; Il Granchio che mangia una razza, acquarello su cartone del 1893 e l’opera su cartone Monsieur Tapiè de Celeyran a caccia.

Il percorso espositivo è arricchito da una selezione di opere degli Italiens de Paris,capolavori di grandi maestri italiani, tra cui Boldini, Natali, Zandomeneghi e Macchiati che, per stile o tematiche, si sono ispirati all’arte di Toulouse‐Lautrec. Tra queste il celebre Moulin de la Galette di Federico Zandomenighi.
La mostra, curata da Maria Teresa Benedetti, si avvale del patrocinio del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, della Regione Toscana e del Comune di Pisa ed è organizzata dalla Fondazione Palazzo Blu in collaborazione con Mondo Mostre. Il catalogo della mostra, edito da Skira Editore, raccoglie per la prima volta in lingua italiana l’opera grafica completa dell’artista.