domenica 28 novembre 2010

Roberto Michelucci , un artista livornese dimenticato .





Asserisce un antico detto : “ è sempre difficile essere profeta in patria “ proprio a testimoniare che spesso il proprio paese o la propria città natale è l’ultimo luogo del mondo a celebrare i successi dei propri figli.
Questo è successo a famosissimi pittori , ad eminenti uomini di scienza o di spettacolo e ne ho avuto , per certi aspetti , una testimonianza diretta con molti membri della mia famiglia ( Guidi Guido , Guidi Gino , Galliano Masini , Guidi Bruno , ecc.) per cui , quando in cronaca del quotidiano La Nazione ho letto il 27 novembre 2010 un articolo dal titolo “ Il violino barocco di Michelucci “ con firma Mario Michelucci ( il figlio?) mi sono sentito sollecitato ed onorato di ricordare e dare spazio sul mio modesto blog a questo nostro grande violinista concittadino.

Roberto Michelucci ( Livorno 1922 – Firenze 2010) è stato un valente violinista . Ha studiato al Conservatorio di Firenze e ha vinto a Roma il primo premio della Rassegna Concertisti. Dal 1967 al 1972 è stato primo violino della Orchestra da camera” I Musici” , con i quali ha registrato diversi dischi conquistando un disco d’oro a Tokio nel 1972. Molto del suo lavoro, lo ha dedicato a compiti educativi ma va sottolineato però che l’artista si è esibito per molti anni nei più famosi teatri del mondo con un vasto repertorio che spaziava dalla musica barocca, a quella romantica e contemporanea . Ha avuto molti riconoscimenti internazionali del proprio lavoro : tra il ’57 ed il ’62 ha vinto tre volte il Grand Prix du Disque a Parigi, nel 1967 è stato invitato ( prima volta di un italiano ) a suonare al Mazarteum di Salisburgo , ma le sue apparizioni nei teatri livornesi sono stati molto saltuarie.
Peccato !

Roberto Michelucci , un artista livornese dimenticato .





Asserisce un antico detto : “ è sempre difficile essere profeta in patria “ proprio a testimoniare che spesso il proprio paese o la propria città natale è l’ultimo luogo del mondo a celebrare i successi dei propri figli.
Questo è successo a famosissimi pittori , ad eminenti uomini di scienza o di spettacolo e ne ho avuto , per certi aspetti , una testimonianza diretta con molti membri della mia famiglia ( Guidi Guido , Guidi Gino , Galliano Masini , Guidi Bruno , ecc.) per cui , quando in cronaca del quotidiano La Nazione ho letto il 27 novembre 2010 un articolo dal titolo “ Il violino barocco di Michelucci “ con firma Mario Michelucci ( il figlio?) mi sono sentito sollecitato ed onorato di ricordare e dare spazio sul mio modesto blog a questo nostro grande violinista concittadino.

Roberto Michelucci ( Livorno 1922 – Firenze 2010) è stato un valente violinista . Ha studiato al Conservatorio di Firenze e ha vinto a Roma il primo premio della Rassegna Concertisti. Dal 1967 al 1972 è stato primo violino della Orchestra da camera” I Musici” , con i quali ha registrato diversi dischi conquistando un disco d’oro a Tokio nel 1972. Molto del suo lavoro, lo ha dedicato a compiti educativi ma va sottolineato però che l’artista si è esibito per molti anni nei più famosi teatri del mondo con un vasto repertorio che spaziava dalla musica barocca, a quella romantica e contemporanea . Ha avuto molti riconoscimenti internazionali del proprio lavoro : tra il ’57 ed il ’62 ha vinto tre volte il Grand Prix du Disque a Parigi, nel 1967 è stato invitato ( prima volta di un italiano ) a suonare al Mazarteum di Salisburgo , ma le sue apparizioni nei teatri livornesi sono stati molto saltuarie.
Peccato !

domenica 21 novembre 2010

Ghirlandaio :una famiglia di pittori del Rinascimento tra Firenze e Scandicci





La mostra presenta una spettacolare raccolta di alcune delle più belle opere del clan Ghirlandaio: il capostipite Domenico, i fratelli David e Benedetto, il figlio Ridolfo, gli allievi (tra cui Lorenzo di Credi e Granacci) e quanti si formarono nella loro bottega, che operò per circa un secolo, dalla seconda metà del Quattrocento alla prima del Cinquecento.

La sede principale dell’esposizione si trova nelle bellissime sale, di recente rinnovate, del Castello dell’Acciaiolo a Scandicci.In parallelo alla mostra, un affascinante percorso tra chiese, abbazie e piccoli musei del nord ovest di Firenze conduce il visitatore sulle tracce dell’attività artistica dei Ghirlandaio nei vari territori in cui furono operosi.

L’itinerario tocca la millenaria Badia di S. Salvatore e S. Lorenzo a Settimo a Scandicci: la mano di Domenico si riconosce negli splendidi pennacchi affrescati dell’abside e in una suggestiva Adorazione dei Magi.
Nel comune di Campi Bisenzio da non perdere il ciclo di affreschi con cui Domenico impreziosì la navata della Chiesa di Sant’Andrea a San Donnino.

A chiudere il percorso sarà un omaggio al pittore allestito a Firenze in Palazzo Medici Riccardi.

Note biografiche :

Domenico Ghirlandaio, il capostipite , si chiamava realmente Domenico Bigordi . A lui ed a tutti i membri della sua famiglia fu dato il soprannome di “ Ghirlandaio “ perché il padre di Domenico, valente orafo , era particolarmente bravo a fare monili a forma di ghirlanda.
Il territorio di origine di Domenico fu Scandicci , ma nella prima metà del quattrocento tutta la sua famiglia si trasferì in Firenze all’epoca capitale mondiale ( ma secondo me anche oggi ) dell’arte per dare impulso e sviluppo alla sua “ bottega “.



sabato 20 novembre 2010

Milano Danza Expo : sabato 26 novembre 2010 Serata di Gala

Milano Danza Expo, II° edizione
Parco Esposizioni Novegro – Milano Linate Aeroporto
Segrate-Milano, 26-28 Novembre 2010





Sabato 26 novembre 2010 ore 21 una stupenda sfilata di stelle nella esclusiva Serata di Gala di Milano Danza Expo con la Carmen di Luciana Savignano . Interverranno : Beatrice Carbone, Letizia Giuliani, Francesco Marzola e Sala Loro, Ilenia Montagnoli e Tommaso Renda, la Compagnia Pier Lombardo Danza e molti altri straordinari interpreti della danza e dello spettacolo.

Annunciato nella conferenza stampa di presentazione, Luciana Savignano riceverà, durante la Serata di Gala il Premio all’artista e alla donna firmato da “Caprice de Capri” di Dolores Volato Scuotto.

venerdì 19 novembre 2010

Quando i gitani erano ramai , calderai, domatori di cavalli ed orsi.


particolari ingranditi

Le donne leggevano la mano , toglievano il malocchio e riuscivano a fare guarire rapidamente i fastidiosi orzaiuoli agli occhi con caratteristici riti.
Un vecchio quadro ( olio su tavoletta cm 23x35) dell'ottocento del maestro Dino Banchelli ci ricorda la vita di una famiglia gitana accampata alla periferia di Livorno con i loro caratteristici carri in legno ( oggi sostituiti dalle roulotte )trainati dai cavalli .


A Livorno mostra di Franco Gentilini


La Galleria Guastalla Centro Arte, con la collaborazione dell'Archivio Gentilini di Roma, presenta una mostra antologica dell'artista Franco Gentilini nella ricorrenza dei 100 anni dalla nascita, dopo il successo della grande esposizione realizzata in occasione di questo evento al Museo della Permanente a Milano.
In mostra , dal 20 novembre al 22 gennaio 2011 , saranno esposte 40 opere tra dipinti, tempere, disegni, e opere grafiche dell'artista scomparso a Roma nel 1981. Vi sono rappresentate un po' tutte le tecniche usate da Gentilini, e le varie tematiche: i nudi, i volti femminili, le nature morte, le cattedrali, i ponti di New York, i gatti, i banchetti, i paesaggi.


Cenni biografici :

Gentilini ( Faenza 1909-Roma 1981 ) è considerato uno dei maggiori artisti figurativi italiani del novecento. Le sue opere, sempre contese dai collezionisti, sono presenti in importanti musei e raccolte pubbliche tra cui la Galleria degli Uffizi a Firenze, i Musei Vaticani, la Pinacoteca Comunale di Faenza, il Centro Studi e Archivio della Comunicazione a Parma, la Galleria nazionale d'arte moderna ePalazzo Montecitorio a Roma. Per celebrare il centenario della nascita dell'artista si sono svolte diverse retrospettive in spazi pubblici (Museo Pericle Fazzini di Assisi e Museo della Permanente di Milano).



GUASTALLA CENTRO ARTE

Via Roma, 45 - 57126 LIVORNO

TELEFONO E FAX: 0586 808518 / 813514


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domenica 7 novembre 2010

Il pittore Arturo Vermi in mostra alla Galleria Peccolo di Livorno


13 novembre/10 dicembre 2010
ARTURO VERMI
opere 1959-1984
(diari, paesaggi, presenze, inserti, frammenti )


Galleria Peccolo : Piazza della Repubblica,12 Livorno






Arturo Vermi (Bergamo 1928-Paderno d'Adda 1988) di formazione autodidatta, rivela nelle prime esperienze pittoriche, datate 1950, un afflato con l'Espressionismo tedesco. Nel 1956, entrando in contatto con le istanze innovatrici che gravitano intorno al quatiere di Brera a Milano, il suo lavoro muove verso un ambito informale: in questo periodo conosce Costantino Guenzi. Dal 1959 soggiorna per un biennio a Parigi dove frequenta diversi ateliers, in particolare quelli di Luigi Guadagnucci, André Blok, Szabo e Ossip Zadkine. Nella capitale francese si lega con affettuosa amicizia a Beniamino Joppolo. Nel 1961 torna a Milano dove con Ettore Sordini e Angelo Verga fonda il Gruppo del Cenobio, integrato poi da Agostino Ferrari, Alberto Lucia e Ugo La Pietra. Nel 1964 risiede al Quartiere delle Botteghe di Sesto San Giovanni dove con altri pittori fra cui Agostino Bonalumi, Enrico Castellani, Carnà, Lino Marzulli e Lino Tiné cerca di riportare nella vita quotidiana le esperienze artistiche. Contemporaneamente, con un contratto che lo impegna per una lunga serie di esposizioni, si lega all'architetto Arturo Cadario. Nel 1967 frequentando Lucio Fontana approfondisce quel concetto di spazio che successivamente rifluirà nella propria opera. Il 1975 definito da Vermi anno "Lilit", è pietra miliare sia nella sua vita che nel suo lavoro: ha infatti inizio quella proposta di felicità che lo porterà alla redazione del primo numero di "Azzurro" e del "Manifesto del Disimpegno". Trasferitosi a Verderio, in Brianza, nel medesimo anno il Ministero della Pubblica Istruzione commissiona un documentario sulla sua opera da utilizzarsi quale supporto didattico per le scuole superiori. Nel 1978 riprende e amplia tematiche e concetti espressi nel "Manifesto sul Disimpegno": un secondo numero di "Azzurro" viene distribuito nel corso della Biennale di Venezia. Lo stesso anno imposta quel lavoro di orbamento e rifruizione che poi confluirà nel ciclo di grandi tele "Com'era bella la Terra". Nel 1980 progetta e incide "La Sequoia", una sorta di comandamenti che, l'anno successivo nel corso di un viaggio in Egitto con Antonio Paradiso e Nanda Vigo, restituirà a Mosé sul monte Sinai. Nello stesso anno il suo lavoro s'incentra sulla suite "I Colloqui "che presagirà l'avvento di un'opera di felicità: "L'Annologio".

lunedì 1 novembre 2010

Marcello Landi : un poeta, un pittore , un artista.




Marcello Landi (Cecina (LI) 1916 – Roma, 1993) è stato un pittore e poeta italiano.
Nel 1948 sottoscrisse, insieme al poeta Guido Favati e ai pittori Voltolino Fontani, Angelo Sirio Pellegrini, Aldo Neri, il Manifesto dell'Eaismo partecipando alle esposizioni del gruppo eaista nel 1949 alla Casa Dante di Firenze, nel 1953 alla Casa della Cultura di Livorno e nel 1959 alla galleria Pascucci di Grosseto..
Gli anni cinquanta furono anche anni di intensa attività letteraria, che culminarono con la vittoria al premio di poesia "Città di Firenze" (1955) e al premio di poesia "Cittadella" (1956)

Negli anni sessanta formò con il pittore Voltolino Fontani e Angelo Sirio Pellegrini il gruppo pittorico de "Gli Ultimi" ed iniziò ad esporre in modo continuativo a Bottega d’Arte di Livorno, svilluppando una pittura a forte impronta spirituale. Nel 1970 vinse il premio di poesia "Montebelluna" e nel 1983 il "premio letterario nazionale" di Pisa. Nel 1977 si trasferì da Livorno a Roma. Nello stesso anno, in suo onore, venne organizzato a Livorno il "premio nazionale di poesia Marcello Landi", che durerà fino al 2001.
Gli ultimi anni della sua vita furono molto difficili: la salute malferma e alcuni problemi psichici rallentarono fatalmente la sua attività, fino alla morte.
Livorno rimase sempre nel suo cuore , per questo riporto una sua poesia che sottolinea in maniera struggente questo suo sentimento:

LIVORNO MIA

( Agli amici che non vedo più, a quelli perduti, allontanati,scomparsi.)

Siete rimasti laggiù
agli Scogli della Regina
e tornate dal fondo
tra rose e tamerici
e chiamate,chiamate
forse il Dio dei nostri orizzonti.
Ci rivedremo,
sulla terrazza d'oro
quando la Luna
trafuga i bastimenti,
là vi ho lasciato,
ora non trovo che fantasmi
che mi portano l'alghe
dei ricordi: siete rimasti
a guardare le barche
che sanno il fondo del mare
e le strade del cielo.
Livorno mia
non mi dimenticare,
ti ho tradito una volta
come un soldato nero
che più non apparteneva
a questo mondo.
Livorno mia,
ero un soldato nero
che porta una croce

Marcello Landi

Marcello Landi : un poeta, un pittore , un artista.




Marcello Landi (Cecina (LI) 1916 – Roma, 1993) è stato un pittore e poeta italiano.
Nel 1948 sottoscrisse, insieme al poeta Guido Favati e ai pittori Voltolino Fontani, Angelo Sirio Pellegrini, Aldo Neri, il Manifesto dell'Eaismo partecipando alle esposizioni del gruppo eaista nel 1949 alla Casa Dante di Firenze, nel 1953 alla Casa della Cultura di Livorno e nel 1959 alla galleria Pascucci di Grosseto..
Gli anni cinquanta furono anche anni di intensa attività letteraria, che culminarono con la vittoria al premio di poesia "Città di Firenze" (1955) e al premio di poesia "Cittadella" (1956)

Negli anni sessanta formò con il pittore Voltolino Fontani e Angelo Sirio Pellegrini il gruppo pittorico de "Gli Ultimi" ed iniziò ad esporre in modo continuativo a Bottega d’Arte di Livorno, svilluppando una pittura a forte impronta spirituale. Nel 1970 vinse il premio di poesia "Montebelluna" e nel 1983 il "premio letterario nazionale" di Pisa. Nel 1977 si trasferì da Livorno a Roma. Nello stesso anno, in suo onore, venne organizzato a Livorno il "premio nazionale di poesia Marcello Landi", che durerà fino al 2001.
Gli ultimi anni della sua vita furono molto difficili: la salute malferma e alcuni problemi psichici rallentarono fatalmente la sua attività, fino alla morte.
Livorno rimase sempre nel suo cuore , per questo riporto una sua poesia che sottolinea in maniera struggente questo suo sentimento:

LIVORNO MIA

( Agli amici che non vedo più, a quelli perduti, allontanati,scomparsi.)

Siete rimasti laggiù
agli Scogli della Regina
e tornate dal fondo
tra rose e tamerici
e chiamate,chiamate
forse il Dio dei nostri orizzonti.
Ci rivedremo,
sulla terrazza d'oro
quando la Luna
trafuga i bastimenti,
là vi ho lasciato,
ora non trovo che fantasmi
che mi portano l'alghe
dei ricordi: siete rimasti
a guardare le barche
che sanno il fondo del mare
e le strade del cielo.
Livorno mia
non mi dimenticare,
ti ho tradito una volta
come un soldato nero
che più non apparteneva
a questo mondo.
Livorno mia,
ero un soldato nero
che porta una croce

Marcello Landi