martedì 26 gennaio 2010

Manlio ,l'ultimo figlio di Garibaldi ,livornese d'adozione.










Villa Donokoe è una grande costruzione su due piani edificata nell’800 situata in via del Parco ad Ardenza ( Livorno ). Ai giorni d’oggi prende il nome di Villa Francesca, ricordando la proprietaria Francesca Armosino (1888), vedova di Giuseppe Garibaldi, che vi soggiornò per stare più vicina al figlio Manlio Garibaldi, iscritto all'Accademia Navale .
Ereditata dal figlio Manlio , la villa , alla sua morte passò a Menotti Garibaldi e dal 1924 fino al dopoguerra Clelia Garibaldi rimase unica proprietaria.

Francesca Armosino (San Martino Alfieri, 18 maggio 1846 – Caprera, luglio 1923) , ultima moglie di Giuseppe Garibaldi discende da una nobile famiglia armena . Conobbe Garibaldi a Caprera dove lavorava come balia , i due si innamorarono nonostante la grande differenza di età ed( 59 anni Garibaldi e 20 anni Francesca )
ebbero tre figli: Clelia (1867), Rosa (1869) e Manlio (1873).



Foto di Francesca e Garibaldi


Garibaldi era in attesa dell’annullamento del matrimonio con la Contessina Raimondi per cui i due potranno sposarsi solo nel 1880 , appena due anni prima della morte del famoso condottiero ( 26 gennaio 1880 )
Francesca vive a Caprera fino alla morte di Garibaldi, in seguito si divide tra la casa di Caprera e quella di Livorno (Villa Donokoe all'Ardenza), acquistata per volere del Generale per poter essere vicina al figlio Manlio cadetto dell’Accademia Navale



Foto di Manlio e Francesca



Ultimogenito di Giuseppe Garibaldi e Francesca Armosino, Manlio Garibaldi nacque a Caprera il 23 aprile 1873.
La sua passione per il mare lo portò presto ad entrare nell'Accademia Navale di Livorno ( fu uno dei primi cadetti della neonata Accademia) . Figlio molto amato , Garibaldi scrisse un romanzo “Manlio” dove descrive le gesta che sarebbero dovute essere del suo ultimo figlio. Manlio morì il 12 gennaio 1900, a Bordighera a causa di una tubercolosi a soli 27 anni d'età, e come testimonia lo scrittore Edmondo de Amicis, fu stimato dalla cittadinanza durante il suo breve soggiorno.

domenica 24 gennaio 2010

Archeologia Pubblicitaria.


Pubblicità anno 1964

La pubblicità è quella forma di comunicazione a pagamento diffusa , tramite la televisione, la radio, i giornali, le affissioni, la posta, Internet ,da operatori economici che tende in modo intenzionale e sistematico a influenzare gli atteggiamenti e le scelte degli individui in relazione al consumo di beni e all’utilizzo di servizi.
La pubblicità ha radici antiche, almeno sotto forma di propaganda. A Pompei si possono leggere ancora oggi delle scritte, sui muri delle case romane distrutte dal vulcano nel 79 d.C., che invitano i passanti a votare per un certo candidato alle elezioni politiche. Ma di pubblicità vera e propria si può parlare solo dopo l'invenzione della stampa. Il primo annuncio pubblicitario si fa risalire al 1630 e apparve su un giornale dell'epoca: si trattava di una semplice inserzione che richiamava il nome del prodotto. Con la rivoluzione industriale,con l'aumento della produzione di merci e con lo sviluppo del consumismo si è imposto poi il modello pubblicitario che noi conosciamo: il prodotto di una scienza che usa tecniche raffinate e si avvale dell'apporto di psicologi, artisti, disegnatori e registi famosi. È un fenomeno che coinvolge masse enormi di persone ed è un'industria che investe ingenti capitali, impiega intelligenze sopraffine e dà lavoro a milioni di persone .
In questa rubrica voglio presentare semplicemente alcuni suggerimenti pubblicitari editi su vecchi giornali di molti anni fa . certe volte possono ricordare marche di prodotti che ancora oggi esistono in altre versioni , oppure non ci sono più sul mercato.


Pubblicità anno 1964



La finalità è doppia : prima di tutto quella artistica , valutando l’effetto grafico , cromatico , ecc. ,la seconda di pura curiosità esistenziale nel paragonare i prodotti di un tempo con quelli odierni.

giovedì 7 gennaio 2010

Film e quadri : una grande emozione con Toulouse Lautrec.

Henri de Toulouse-Lautrec (Albi, 24 novembre 1864 – Saint-André-du-Bois, 9 settembre 1901) è stato un grande pittore francese.post-impressionista, illustratore e litografo . Documentò nelle sue opere molti dettagli dello stile di vita bohèmienne della Parigi di fine Ottocento frequentando assiduamente teatri, bettole e bordelli del famoso quartiere di Montmartre.







Figlio del conte Alphonse e della contessa Adèle de Toulouse-Lautrec , il giovane Henri fu tragicamente segnato nel fisico dal nanismo , dalla sifilide e dall’alcool.





Per questo la sua scelta di “nascondersi “ nei bassi fondi del famoso quartiere parigino degli artisti vivendo tra le prostitute per lunghi periodi , diventandone un intimo confidente e testimone con i suoi quadri della loro vita disperata. Morì per complicazioni dovute all'alcolismo e alla sifilide nella tenuta familiare Malromé, nei pressi di Saint-André-du-Bois, pochi mesi prima del suo trentasettesimo compleanno.

Diversi film hanno descritto la vita e l’arte di questo grande pittore , ma ritengo che il film Moulin Rouge, con José Ferrer e Zsa Zsa Gabor, del regista John Huston (1952) fornisca il giusto approccio emotivo per leggere ed interpretare la pittura di Toulouse Lautrec . Ho rivisto in tv il film ed ho avuto questa conferma con una semplice prova : fotografando alcune immagini in tv ho avuto la riprova di ciò che pensavo. John Huston è riuscito nel suo film a trasmettere il sapore dell’atmosfera “ bohèmienne parigina “ tramite una accorta scenografia e fotografia che
ritaglia spazi , impressioni e colori come ritroviamo nei quadri di Toulouse Lautrec.











Guarda caso il film ricevette all’epoca ( due Oscar : Premi Oscar 1953 migliore scenografia colore (Paul Sheriff e Marcel Vertès), migliori costumi colore (Marcel Vertès) !


Volete provare per una sera una grande emozione ? Guardate prima in DVD il film Moulin Rouge del 1952 e dopo ammirate su una enciclopedia dell’arte i quadri di Toulouse Lautrec. Provate.

Film e quadri : una grande emozione con Toulouse Lautrec.

Henri de Toulouse-Lautrec (Albi, 24 novembre 1864 – Saint-André-du-Bois, 9 settembre 1901) è stato un grande pittore francese.post-impressionista, illustratore e litografo . Documentò nelle sue opere molti dettagli dello stile di vita bohèmienne della Parigi di fine Ottocento frequentando assiduamente teatri, bettole e bordelli del famoso quartiere di Montmartre.







Figlio del conte Alphonse e della contessa Adèle de Toulouse-Lautrec , il giovane Henri fu tragicamente segnato nel fisico dal nanismo , dalla sifilide e dall’alcool.





Per questo la sua scelta di “nascondersi “ nei bassi fondi del famoso quartiere parigino degli artisti vivendo tra le prostitute per lunghi periodi , diventandone un intimo confidente e testimone con i suoi quadri della loro vita disperata. Morì per complicazioni dovute all'alcolismo e alla sifilide nella tenuta familiare Malromé, nei pressi di Saint-André-du-Bois, pochi mesi prima del suo trentasettesimo compleanno.

Diversi film hanno descritto la vita e l’arte di questo grande pittore , ma ritengo che il film Moulin Rouge, con José Ferrer e Zsa Zsa Gabor, del regista John Huston (1952) fornisca il giusto approccio emotivo per leggere ed interpretare la pittura di Toulouse Lautrec . Ho rivisto in tv il film ed ho avuto questa conferma con una semplice prova : fotografando alcune immagini in tv ho avuto la riprova di ciò che pensavo. John Huston è riuscito nel suo film a trasmettere il sapore dell’atmosfera “ bohèmienne parigina “ tramite una accorta scenografia e fotografia che
ritaglia spazi , impressioni e colori come ritroviamo nei quadri di Toulouse Lautrec.











Guarda caso il film ricevette all’epoca ( due Oscar : Premi Oscar 1953 migliore scenografia colore (Paul Sheriff e Marcel Vertès), migliori costumi colore (Marcel Vertès) !


Volete provare per una sera una grande emozione ? Guardate prima in DVD il film Moulin Rouge del 1952 e dopo ammirate su una enciclopedia dell’arte i quadri di Toulouse Lautrec. Provate.

mercoledì 6 gennaio 2010

George Catlin , il pittore dei pellirossa.



Da piccolo ,anche leggendo le strisce dei fumetti , si capiva che gli Indiani d’America erano un popolo di “ sfigati “.
Nelle epiche battaglie nelle vaste pianure dell’Ovest vincevano sempre inesorabilmente “ i bianchi “. Loro erano comunque e soltanto i cattivi , brutti , sporchi , analfabeti ed un poco stupidi che si opponevano alla grande civiltà dell’uomo bianco : per questo è facile intuire che non ebbero mai vita facile anche gli artisti che cercarono di documentare all ‘epoca “ la verità “ di questo grande popolo della Terra . Non solo .




Prima di papa Wojtyla la Chiesa , pur professandosi universale , sotto sotto era la “ parrocchia italiana “ con aperture verso gli altri paesi europei e tutti gli altri paesi del mondo. Erano passati secoli , ma il Papa era sempre
Italiano . Dopo il papa polacco ,ecco il papa tedesco ed auguriamoci a seguire anche altri papi extraeuropei.
La stessa cosa capita nel parlare di pittura : i confini geografici spesso si fermano al continente europeo.
Per questi motivi, sopra rapidamente proposti, voglio parlare di un artista americano , George Catlin , che con stupendi quadri ha documentato al mondo intero come erano gli Indiani d’America prima dell’arrivo dell’uomo bianco.
Nacque a Wilkes- Barres , il 26 luglio 1796 e morì a New York il 23 dicembre1872 . Dopo avere svolto altre attività si dedicò alla pittura e dal 1830 si trasferì assieme alla moglie, a St.Louis che fu il punto di partenza di ogni suo futuro viaggio nella "terra selvaggia". Qui incontrò il generale e grande esploratore William Clark che assieme a Meriwether Lewis lo precedettero nei viaggi e nella scoperta della grande pianura indiana e delle sue genti,dove Catlin realizzò centinaia di ritratti di scene di vita Indiana e dei più famosi capi Indiani esistenti a quell'epoca .



La sua collezione di quadri si trova ora allo Smithsonian Institute, Washington D.C.; al Joslyn Art Museum, Omaha, Nebraska; al Gilcrease Institute, Tulse, Oklahoma, e all'American Museum of Natural History, New York, ma George Catlin non fu apprezzato sufficientemente dai propri contemporanei .

In realtà il pittore sperava ,con mostre e conferenze , di suscitare nel pubblico l’ammirazione per lo splendore del mondo dei pellirosse ormai al tramonto, ma questo non successe e le documentazioni proposte dal pittore sulla civiltà indiana furono considerate delle falsità . Per questo motivo nel 1838 fu proposto al Congresso americano l’acquisto della collezione Catlin per collocarla in un museo nazionale , ma l’iniziativa non ebbe successo . Il pittore deluso lasciò gli States per fare conoscere la propria pittura ed il mondo dei pellirossa all’Europa , ma non ebbe mai fortuna e dopo essere tornato a New York , morì deluso e pieno di debiti a 74 anni.

George Catlin , il pittore dei pellirossa.



Da piccolo ,anche leggendo le strisce dei fumetti , si capiva che gli Indiani d’America erano un popolo di “ sfigati “.
Nelle epiche battaglie nelle vaste pianure dell’Ovest vincevano sempre inesorabilmente “ i bianchi “. Loro erano comunque e soltanto i cattivi , brutti , sporchi , analfabeti ed un poco stupidi che si opponevano alla grande civiltà dell’uomo bianco : per questo è facile intuire che non ebbero mai vita facile anche gli artisti che cercarono di documentare all ‘epoca “ la verità “ di questo grande popolo della Terra . Non solo .




Prima di papa Wojtyla la Chiesa , pur professandosi universale , sotto sotto era la “ parrocchia italiana “ con aperture verso gli altri paesi europei e tutti gli altri paesi del mondo. Erano passati secoli , ma il Papa era sempre
Italiano . Dopo il papa polacco ,ecco il papa tedesco ed auguriamoci a seguire anche altri papi extraeuropei.
La stessa cosa capita nel parlare di pittura : i confini geografici spesso si fermano al continente europeo.
Per questi motivi, sopra rapidamente proposti, voglio parlare di un artista americano , George Catlin , che con stupendi quadri ha documentato al mondo intero come erano gli Indiani d’America prima dell’arrivo dell’uomo bianco.
Nacque a Wilkes- Barres , il 26 luglio 1796 e morì a New York il 23 dicembre1872 . Dopo avere svolto altre attività si dedicò alla pittura e dal 1830 si trasferì assieme alla moglie, a St.Louis che fu il punto di partenza di ogni suo futuro viaggio nella "terra selvaggia". Qui incontrò il generale e grande esploratore William Clark che assieme a Meriwether Lewis lo precedettero nei viaggi e nella scoperta della grande pianura indiana e delle sue genti,dove Catlin realizzò centinaia di ritratti di scene di vita Indiana e dei più famosi capi Indiani esistenti a quell'epoca .



La sua collezione di quadri si trova ora allo Smithsonian Institute, Washington D.C.; al Joslyn Art Museum, Omaha, Nebraska; al Gilcrease Institute, Tulse, Oklahoma, e all'American Museum of Natural History, New York, ma George Catlin non fu apprezzato sufficientemente dai propri contemporanei .

In realtà il pittore sperava ,con mostre e conferenze , di suscitare nel pubblico l’ammirazione per lo splendore del mondo dei pellirosse ormai al tramonto, ma questo non successe e le documentazioni proposte dal pittore sulla civiltà indiana furono considerate delle falsità . Per questo motivo nel 1838 fu proposto al Congresso americano l’acquisto della collezione Catlin per collocarla in un museo nazionale , ma l’iniziativa non ebbe successo . Il pittore deluso lasciò gli States per fare conoscere la propria pittura ed il mondo dei pellirossa all’Europa , ma non ebbe mai fortuna e dopo essere tornato a New York , morì deluso e pieno di debiti a 74 anni.

sabato 2 gennaio 2010

Un presepe fatto solo con la sabbia e l'acqua.






Il capolavoro dell'effimero ! . Perchè dal 10 gennaio 2010 non esisterà più , ritornerà ad essere sabbia tra la sabbia del bagno 26 di Rimini.
Io l'ho visto il pomeriggio del 31 dicembre 2009 e l'ho fotografato , suddividendo ovviamente le inquadrature in piccoli particolari dal momento che , viste le dimensioni dell'opera , non mi è stato possibile effettuare un'unica inquadratura complessiva.
Volevo rimanere a Rimini per fare il bagnino del mitico bagno 26 ,ma guardando la foto sotto capirete che non è proprio il caso.